Una fabbrica di ossigeno per le Olimpiadi Invernali 2022: un progetto torinese per Pechino
Lo scorso 6 luglio a Pechino il Politecnico di Torino ha presentato il suo progetto per una delle principali tribune delle XXIV Olimpiadi Invernali. La costruzione inizierà nella primavera del 2019.
 
Nel 2022 si terrà a Pechino la XXIV edizione delle Olimpiadi Invernali. Non è la prima volta che la capitale cinese ospita i Giochi Olimpici: era successo già nel 2008, quando a Pechino si svolsero i Giochi estivi. La temperatura comunque non sarà l’unica differenza tra le due edizioni cinesi della kermesse, e a ben vedere nemmeno la più importante. Se l’edizione del 2008 era stata per la Cina l’occasione ideale per mostrarsi in tutta la sua imponenza alla compagine internazionale, quella del 2022 si baserà su un approccio diverso, per certi versi opposto, basato su sostenibilità, riuso e zero consumo di suolo.
 
È in questo solco che si inserisce il progetto del Politecnico di Torino, scelto da Pechino per la trasformazione di una fabbrica dismessa in una tribuna per spettatori. «Si tratta di una enorme fonderia di Stato chiusa da 10 anni che faremo diventare un centro per lo sport» racconta il professore Michele Bonino, delegato del Politecnico per i rapporti con la Cina. «La “Fabbrica di Ossigeno”, questo il suo vero nome, si trova nell’area dell’ex acciaieria di Shougang, un impianto di 9 milioni di metri quadrati (tre volte l’intera area di Fiat Mirafiori) dismesso prima delle Olimpiadi del 2006.»
 
Il progetto di recupero, che in sintonia con i nuovi obiettivi di Pechino preserverà lo spazio e l’immagine originali della Fabbrica di Ossigeno, sarà guidato dal Dipartimento di Architettura e Design (DAD), con contribuiti del Dipartimento di Ingegneria Strutturale (DISEG) e il Dipartimento di Energia (DENERG).
 
«Quello che andiamo a fare oggi per i cinesi è un lavoro utile anche per noi» spiega il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco, «e che potrebbe dare materiale su cui riflettere. Non ci sono più tante risorse per costruire molti edifici nuovi ma, in compenso, ci sono tantissime strutture da recuperare.»

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