L'ingegneria collaborativa e lo sviluppo tecnologico del comparto edilizio dalla progettazione alla costruzione sono gli argomenti più infuocati del momento. Il nostro CEO Maurizio Boi sta realizzando, a quattro mani con la sorella Patrizia, un interessante libro su quello che sarà il prossimo futuro dell'ingegneria e che riassumerà i principi su cui si basano le nostre iniziative e progetti. Vi presentiamo qui una prima visione del capitolo di apertura dell'opera.

Buona lettura!

Capitolo I - La figura dell’ingegnere

L'ingegnere è un professionista qualificato che, sfruttando le sue conoscenze matematichefisiche e chimiche, si occupa della progettazione, realizzazione e gestione di strutture, macchine, impianti, dispositivi e sistemi finalizzati allo sviluppo del genere umano e della società.

 

La nuova stazione della metropolitana nel quartiere finanziario King Abdulla in Riyadh Arabia Saudita

 

Il termine ingegnere deriva dal latino ingenium, nel suo duplice significato di congegno capacità mentale. Venne usato nell’Alto Medioevo, a partire dal XIII secolo, per indicare gli inzigneri: carpentieri, capomastri, capicantiere, tagliatori di pietre, artigiani in grado di predisporre apparecchiature di trasporto e sollevamento e con la capacità di tracciare e disegnare.

Queste affermazioni non intendono naturalmente trascurare tutta l’architettura e l’ingegneria classica, le importanti imprese dell’ingegno di Roma così come descritte nella grande opera di Marco Vitruvio Pollione “De architettura (Sull’architettura)”, un trattato latino in dieci libri scritto addirittura intorno al 15 a. C.. Si tratta, infatti, dell’unico testo sull’architettura giunto integro dall’antichità e che divenne il fondamento teorico di tutta l’architettura occidentale dal Rinascimento fino alla fine del XIX secolo. L’opera costituisce, inoltre, una delle fonti principali della moderna conoscenza sui metodi costruttivi degli antichi romani, come pure della progettazione di strutture, sia imponenti (acquedotti, edifici, bagni, porti) che minute (macchine, strumenti di misurazione, utensili).

Ricordiamo anche che l’influenza di Vitruvio nell’antichità è rimasta davvero limitata così come le opere realizzate da Vitruvio stesso, che nel trattato si attribuisce solo la basilica di Fano. In realtà è solo dal Rinascimento in poi che la sua opera suscita interesse, come il suo Uomo Vitruviano, studiato e rielaborato poi da Leonardo. Si tratta, come tutti sappiamo, della celeberrima rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano, che dimostra come esso possa essere armoniosamente inscritto nelle due figure "perfette"   del cerchio, che rappresenta la perfezione divina, e del quadrato

 


L'"uomo vitruviano" nel disegno realizzato da Leonardo da Vinci (penna e ichiostro su carta) intorno al 1490

Al di là di ogni digressione sulla perfezione che il Grande Architetto ha fornito al corpo umano, torniamo ad un lato più umano e pratico di tutta la questione.

In realtà riteniamo che il primo eminente ingegnere e architetto della storia sia stato proprio Leonardo da Vinci (Vinci15 aprile 1452 – Amboise2 maggio 1519), universalmente riconosciuto come uomo geniale e di talento, capace di spaziare tra le più disparate forme di espressione dell’arte e della conoscenza. Fu pittore, scultore, disegnatore, architetto, trattatista, letterato, scenografo, anatomista, musicista, progettista, inventore e scienziato. Gli enormi enigmi scientifici posti dal suo genio nel corso del Rinascimento e le sue grandi opere, hanno contribuito in modo significativo all’avanzamento tecnologico dell'uomo, per questo è considerato uno dei più illustri geni dell'Umanità.

Leonardo, pur appartenendo ad un’epoca precedente alla nascita della moderna tecnologia, è dotato di molte delle qualità che occorrerebbero all’ingegnere di oggi, alla sua figura proiettata verso un futuro dove la tecnologia si sviluppa in modo esponenziale e la scienza si apre alle nuove leggi della fisica quantistica.

 

Leonardo osservando il volo degli uccelli, dedusse che spiccando il volo essi largassero le penne così da far passare meglio l’aria. 

Bisogna tener presente, inoltre, il grande cambiamento realizzato nel mondo dalla rivoluzione industriale: ricordiamo che la prima rivoluzione industriale  si attua nella seconda metà del '700 e interessa prevalentemente il settore tessile-metallurgico con l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore; la seconda rivoluzione industriale viene fatta convenzionalmente partire dal 1870 con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio, mentre a partire dal 1970, si individua come terza rivoluzione industriale,il momento dell'introduzione massiccia dell'elettronica, delle telecomunicazioni e dell'informatica nell'industria.

Se ritorniamo alla figura dell’ingegnere del secolo scorso, nel corso dell’era industriale, appunto, egli si configura come un professionista assolutamente dotato di intelligenza pratica, di altissime competenze tecniche - che gli consentono di apportare al suo mondo alcune interessanti innovazioni attinenti ai materiali e alle tecniche costruttive -, ma che, proprio per questa sua ricerca della perfezione tecnica, appare assai rigido e banalmente concreto, limitato nella flessibilità e poco aperto all’evoluzione, tanto da distinguerlo da altre figure di progettisti come l’architetto, il designer, lo stilista, l’artista, universalmente riconosciuti come persone più fantasiose, brillanti e creative.

In realtà, al principio, non esisteva un ruolo così ben definito tra i vari professionisti. Se prendiamo l’esempio di Filippo Brunelleschi (Firenze1377 – Firenze15 aprile 1446), sappiamo che è stato un architetto, ingegnerescultoreorafo e scenografo italiano del Rinascimento e che è considerato il primo ingegnere e progettista dell'era moderna: a lui si deve l'invenzione, infatti, della prospettiva a punto unico di fuga, o "prospettiva lineare centrica" e la costruzione di vari edifici sia laici sia religiosi che fecero scuola: tra essi spicca la cupola di Santa Maria del Fiore, un capolavoro ingegneristico costruito senza l'uso delle tecniche tradizionali, quali la centina.

La cattedrale metropolitana di Santa Maria del Fiore, duomo di Firenze (1296-1436)

In epoca leggermente più recente rammentiamo la figura di Gian Lorenzo Bernini (Napoli7 dicembre 1598 – Roma28 novembre 1680), scultoreurbanistaarchitettopittorescenografo, e commediografo italiano.

Si tratta di un artista poliedrico e multiforme, che, apprendendo l'insegnamento michelangiolesco e romano con la sua inesauribile vena creativa, riuscì ad ammantare le proprie architetture di un un senso nuovo della decorazione e del pittoresco.

 

Colonnato di San Pietro in Vaticano (1656-1667)

 

Nelle sue realizzazioni Bernini «rilevava le masse, giocava con la prospettiva ed il colore, impiegava la forza plastica del chiaroscuro e fondeva armoniosamente le strutture e le membrature delle sue creazioni: non mancava di dare, inoltre, un effetto teatrale e scenografico a tutto l'insieme, fondendo in un'unica spazialità il rigore fisico dell'architettura con la preziosità pittorica, il virtuosismo delle sculture e la sbrigliata fantasia dello scenografo».

Brunelleschi o Bernini (giusto per citarne un paio) fanno parte di due realtà distanti e diverse ma sono accomunati dall’essere difficilmente “etichettabili” in quanto erano allo stesso tempo ingegneri, tecnici, artigiani, artisti e architetti, insomma progettisti. 

Dobbiamo arrivare ai nostri nostri per assistere alla nuova rivoluzione tecnologica che sta investendo tutti i settori del business mondiale, della comunicazione e della vita personale fino ad influenzare anche i più semplici gesti di quotidianità che stanno diventando sempre più  “tech-driven”.
Nella professione tecnica dell’ingegnere invece questa evoluzione si è manifestata con l’automatizzazione del software, della potenza e precisione dei calcoli, dei metodi di comunicazione (Internet e mail), del BIM (building information modeling), della stampa in 3D , ma non ha mai investito quelli che sono i modelli organizzativi. 

Se ci focalizziamo, infatti, sugli ultimi 20 anni, possiamo notare che, contrariamente ad altre attività, l'evoluzione reale della figura dell’ingegnere è poco significativa. Se si eccettua, infatti, l'utilizzo di materiali di nuova generazione e l'evoluzione della digitalizzazione dei disegni, dei calcoli e dei computi - peraltro già operativa nel decennio precedente -, il modello organizzativo piu avanzato è rappresentato ancora dalle Società d'Ingegneria, che come sappiamo sono già attive nel mercato dagli anni ‘70.

  

Per realizzare la progettazione e costruzione di sistemi sempre più complessi e velocizzare i processi di attuazione delle idee, sarebbe, invece, utile che i Paesi di tutto il mondo si servissero delle immense potenzialità dell’informatica: ancora oggi questa risorsa resta, purtroppo, non adeguatamente utilizzata e gli strumenti a disposizione dell’ingegnere non hanno avuto l’evoluzione attesa che diventa ormai sempre più indispensabile.

Tra le potenzialità innovative del mondo informatico è interessante il Blockchain, un nuovo paradigma destinato a rivoluzionare intensamente il sistema economico, attraverso la modifica dei concetti di transazione, proprietà e fiducia. Si tratta, in realtà, di un «registro transnazionale sicuro, condiviso da tutte le parti che operano all’interno di una data rete distribuita di computer. Registra e archivia tutte le transazioni che avvengono all’interno della rete, eliminando in definitiva la necessità di terze parti “fidate”».

Il nome deriva dalla sua natura distribuita: ogni nodo del network svolge un ruolo nella verifica delle informazioni, inviandole al successivo in una catena composta da blocchi, blockchain appunto. 

 

Ricerca tramite immagine blockchain

Come spiega Fausto Jori, Partner di eFinance Consulting: «Il mondo si è da sempre basato sullo scambio di beni che hanno un determinato valore. In tempi remoti lo scambio avveniva fisicamente, poi si è passati alla necessità di introdurre terze parti che fungessero da garanti dello scambio, con la tecnologia blockchain lo scambio può avvenire con un elevato livello di sicurezza, certificato dalla rete, senza la necessità di un garante». 

Questo sistema consente di fornire integrità e correttezza e garantire l’affidabilità di ogni transazione per chi opera all’interno di esso. Oltre alle transazioni finanziarie, potrebbe essere utilizzato per molte applicazioni tra cui, per esempio, le Gare d’Appalto. Per i pagamenti la blockchain usa il sistema dei Bitcoin, moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto.

Per andare oltre il concetto di Società di Ingegneria e creare una evoluzione di questo tipo di organizzazione, riteniamo di poter utilizzare il modello delle organizzazioni esponenzionali applicato alle Società di ingegneria.

Lo scontro tra sistemi esponenziali e lineari

 

A partire dal 2014 abbiamo iniziato a costruire una sorta di Aggregatore di Servizi (come B&B e  Taxi Uber) che usa piattaforme informatiche per mettere in connessione la domanda con l’offerta attraverso un terzo gestore.

Nel 2015 l’evoluzione di questo sistema è stato quello di Open Networked Enterprises, dove l’elemento essenziale è il Network Engineering, è assente l’intermediario, ma incomincia ad essere utilizzato il Blockchain.

Nel corso del 2016, un’evoluzione ulteriore si sta attuando attraverso la Distribuited Autonomous Enterprises che utilizza appieno il Blockchain e ai massimi livelli l’informatica disponibile fino a oggi.

Di queste Organizzazioni all’avanguardia parleremo, però, diffusamente in capitoli specificamente dedicati.

Al di là degli strumenti informatici di cui è necessario, dunque, ampliare l’utilizzazione, una delle difficoltà più significative riscontrate a livello internazionale per la professione dell’ingegnere, è quella di non riuscire a definire univocamente questo ruolo. Ogni Paese, infatti, ha stabilito le sue regole in maniera non condivisa e questo rende poco agevole confrontarsi dal punto di vista legislativo.

In Italia, il DPR 328/2001, ha avuto il preciso intento di provare a mettere ordine alla faccenda facendo scomparire la professione di ingegnere e  introducendo tre nuove professioni: quella dell’ingegnere civile-ambientale, quella dell’ingegnere industriale e quella dell’ingegnere dell’informazione.

Questo sforzo di catalogare le diverse possibili competenze, è stato l’estremo tentativo di dare un volto alla complessità delle specializzazioni in via di sviluppo, compito arduo e di difficile sintetizzazione.

  

Da ricerche effettuate recentemente dal Centro Studi del C.N.I., è emerso che la crescita delle nuove specializzazioni è guidata dai settori della sicurezza, del controllo della qualità e dell'infortunistica, mentre si fanno largo nuove attività legate alle tematiche dell’ambiente in generale e del settore informatico.

Questo, però, non è ancora sufficiente: considerando la crescita esponenziale di tutte le tecnologie e la rivoluzione digitale dell'industria c'è, invece, da aspettarsi una rivoluzione della stessa portata anche nel mondo dell'ingegneria.

In realtà il cervello umano, apparentemente dotato di grandi potenzialità, presenta comunque un limite nell’immagazinamento di dati e nella velocità dell’elaborazione dell’informazione rispetto a quello che invece consente l’informatica. L’obiettivo di creare un modello di intelligenza artificiale che funzioni come il nostro cervello ma che a esso associ una più ampia capacità di immagazinamento dati e una maggiore velocità di gestione dei dati disponibili - di creare cioè un nuovo cervello artificile in grado di collaborare con il cervello umano, rendendolo capace di memorizzare i dati come un computer - è un obiettivo futuro, possibile ma non ancora raggiunto. Allo stato attuale siamo, quindi, costretti a cercare un’altra via.

 

Per elevarsi nel suo ruolo ed essere artefice di sviluppo per l’Umanità e il Cosmo intero, l’ingegnere, non può restare ancorato ad un luogo circoscritto, ma deve espandere il suo sapere “collaborando” con i colleghi dello stesso ambiente, di altre culture e di altre zone del pianeta, rendendosi disponibile ad effettuare quel salto quantico che possa proiettarlo verso altre possibilità.

 

Siamo convinti che il fattore “collaborativo” sia la vera rivoluzione culturale che deve investire il mondo dell’Ingegneria, prendendo in prestito il concetto dal campo medico - scientifico dove è essenziale costruire una conoscenza che non dipenda dal singolo scienziato ma che sia patrimonio di tutti, come sostiene l’affermazione del grande fisiologo francese Claude Bernard (1813-1878) “L’arte sono io, la scienza siamo noi”.

L’Ingegneria Collaborativa è un nuovissimo modello peer-to-peer nel quale convergono risorse altamente qualificate e si interconnettono per rendere il tradizionale mondo dell’ingegneria più adeguato ai tempi.

  

L’Ingegneria Collaborativa rende i servizi di ingegneria veloci, migliori ed economici.

  

Il Servizio di ingegneria è Migliore perché si usa un metodo innovativo che canalizza la creatività e il potenziale di esperti di primordine e gruppi di lavoro da tutto il mondo, grazie a un network, basato su una cultura di condivisione/collaborazione e tecnologie innovative.

Grazie alle nuove tecnologie internet e cloud il servizio diventa più veloce, riuscendo ad assicurare la massima qualità in tempi più brevi rispetto ad un metodo tradizionale.

L’Ingegneria Collaborativa introduce i servizi di ingegneria al concetto di Zero Marginal Cost sfruttando risorse e strumenti esistenti, condividendo conoscenza e infrastrutture. Attraverso degli algoritmi studiati ad hoc si selezionano solo i professionisti più adatti e appassionati per ogni differente tipo di progetto, trovando ciò che serve dove serve. Tagliando tutti i costi non necessari, si può raggiungere il miglior risultato al minor costo e quindi il sistema diventa più economico.

 

Se facciamo riferimento, poi, al mondo complesso della mente, sappiamo che esistono milioni di interrelazioni tra le cellulle cerebrali che, con velocità enormi, sono preposte alla soluzione dei problemi (esistono ottocento milioni di byte di informazione in tutto il genoma umano, una quantità di informazione circa cento milioni di volte inferiore a quella rappresentata da tutte le connessioni fra neuroni e dagli schemi di concentrazione dei neurotrasmettitori in un cervello umano completamente formato).

Il nostro corpo è un grande biocomputer capace di contenere le informazioni acquisite nell’arco di tutta la vita e tra tutte queste informazioni possono esserci milioni di relazioni che improvvisamente conducono a soluzioni creative e inattese.

Se ci allarghiamo, inoltre, al campo quantico, ogni osservatore influenza la scena, influenza tutti gli altri osservatori e ognuno di noi partecipa quindi di un movimento collettivo che funziona anche a distanza.

Dobbiamo, pertanto, pensare che il mondo collaborativo non funzioni solo per il fatto che ogni conoscenza sia patrimonio condiviso, ma anche per il fatto che ogni conoscenza ottenuta nel punto A, incrementi quella del punto B e influenzi quella del punto C.

In definitiva il lavorare in modo collaborativo consente di agire tutti insieme con una maggiore forza verso un obiettivo comune che tenga conto della Terra, dell’ambiente, dei vincoli sociali, del benessere degli uomini e del rispetto di ogni forma di vita, anzi deve agire per accrescere la possibilità di sviluppare e mantenere la vita sulla Terra creando il miglior beneficio possibile.

Se ci volgiamo con attenzione alla Natura, del resto, ci rendiamo conto che la collaborazione è già presente nelle organizzazioni animali, come possiamo osservare negli stormi di uccelli, nelle mandrie di mammiferi ungulati, nei banchi di pesci e di delfini, nelle colonie di termiti, formiche e api, nei gruppi scimpanzè e di elefanti.

  

Gli elefanti, per esempio, sono capaci di organizzare per i loro morti una vera e propria veglia funebre, radunandosi intorno al corpo del compare e toccandolo a turno con la proboscide, con gli occhi e le orecchie mogi per il dolore. Gli animali lavorano sodo tutto il giorno per contribuire al benessere della “comunità”. Non esiste egoismo nei loro comportamenti come non esiste nemmeno l’ambizione di emergere sugli altri e l’invidia verso gli altri membri del gruppo.

 

Se consideriamo poi che, a partire dalla Fiera di Hannover del 2011, abbiamo cominciato a parlare di Quarta Rivoluzione Industriale come esigenza nata nel processo di innovazione della filiera industriale - dalla ricerca di spazio applicativo delle innovazioni digitali all'interno dei processi operativi delle aziende industriali -, è chiaro che ne consegue un benevolo stravolgimento sul mondo del lavoro.

Secondo la ricerca presentata al World Economic Forum dal titolo “The future of the jobs”, nei prossimi anni, diversi fattori tecnologici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro. Ne sono la prova il Cloud computing e la flessibilizzazione del lavoro che da tempo hanno cambiato il volto della gestione aziendale e continueranno a farlo nel breve periodo.

L’effetto sarà la creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro ma la contemporanea sparizione di 7 milioni di essi, con un saldo negativo evidente di 5 milioni di posti di lavoro, prevalentemente nelle aree amministrative e produttive.


La stessa ricerca evidenzia, però, che ci saranno delle aree lavorative che compenseranno questa tendenza: l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria. Questo è, ovviamente, il punto sul quale si desidera porre l’accento: la necessità di attuare iniziative sistematiche veramente utili per lo sviluppo di tecniche di produzione come lo smart manifacturing e fornire ai lavoratori le competenze digitali per espletare le mansioni del futuro.


L’architettura e l’ingegneria si trovano oggi a fronteggiare un futuro sempre più presente con la gravosa aspettativa di essere un pilastro di sostegno per il mondo del lavoro. È necessario, però, non vedere questo “futuro” come un traguardo distante che interesserà chi verrà dopo di noi, ma come un presente imminente, un cambiamento costante e repentino che già balena nelle nostre vite oggi stesso.

 

Il progettista ha, quindi, il compito già nell'immediato di dare una scossa alla condizione attuale, preparando sé stesso e il mondo di cui fa parte all’upgrade che il mondo della progettazione richiede necessariamente. Gli studi già citati hanno dimostrato che le soft-skill più richieste, unitamente al sempre presente problem solving, saranno il pensiero critico e la creatività.

In quest’ottica si rende indispensabile una riflessione su quale sia il ruolo del progettista e il proprio atteggiamento nei confronti del livello qualitativo atteso dal proprio lavoro. In epoca contemporanea, il professionista deve necessariamente avviare un radicale cambiamento di mentalità finalizzato ad affinare la capacità critica nei confronti del proprio lavoro. 

Per essere competitivi in un’epoca dove il network è uno degli strumenti centrali e con più potenzialità, è necessario adottare una forma mentis propensa al confronto costruttivo e alla collaborazione, finalizzata al raggiungimento del miglior risultato possibile grazie al contributo dell’intelligenza collettiva. Questo rappresenta un dovere etico e morale, nell'ottica di mettere in primo piano la qualità dell’opera in sé piuttosto che un lavoro prettamente autoreferenziale, tenendo presenti le osservazioni degli utenti finali e di diversi professionisti.

 

La concezione che “il mio lavoro non termina con il mio lavoro” dovrebbe rappresentare il nuovo standard di approccio alla progettazione.

Il miglior prodotto ottenuto da un qualsiasi team di progetto, per quanto valido, sarà sempre limitato e rappresenterà solo il punto di partenza di un percorso che attraverso il networking e la collaborazione porterà tale progetto ad essere corretto, rivisto e perfezionato fino a raggiungere un risultato il più vicino possibile alla perfezione.

Partendo da queste premesse e focalizzandoci su quello che è il ruolo del progettista nello scenario descritto, l’obiettivo è quello di trovare, riunire e fornire uno strumento di condivisione e confronto destinato a tutti quegli specialisti del mondo delle professioni tecniche che si riconoscono in questo tipo di mentalità creativa e cooperativa.

Con questi presupposti, l’Uomo deve espandere la sua Coscienza e guadagnare una integrità che gli consenta di sviluppare appieno il suo potere, allo stesso modo il nostro ingegnere del futuro deve essere disponibile ad espandere la sua visione del mondo.

  

L’ingegnere deve fare lo sforzo di riacquistare la sua integrità e questo può accadere se comincia a pensare e agire con il cuore, coinvolgendo tutto il suo essere attraverso, per dirla con Piero Ferruci, la Forza della Gentilezza.

Al di là, quindi, di tutte le competenze tecniche che deve possedere e della volontà di documentarsi e studiare incessantemente, l’ingegnere del futuro deve aprirsi a nuove prospettive curando anche una serie di competenze trasvertali, oggi più che mai necessarie.

Egli deve essere un pensatore e risolutore dei problemi dell'umanità, generatore di soluzioni utili, innovative ed architettonicamente attrattive. Deve essere orientato a rendere migliore la vita delle persone in termini di sicurezza, funzionalità delle opere, sostenibilità, ecc., e non può, quindi, prescindere dal suo ruolo sociale.

 

Un professionaista volto a questa missione non può fare a meno di qualità come la Sincerità: l’ingegnere non deve mai mentire sulle soluzioni che adotta esaminandone costantemente i limiti e gli effetti dannosi per il territorio.

È importante che egli trasmetta un certo Calore nel fare le cose, non deve essere così freddo com’era l’ingegnere del secolo scorso.

Deve essere dotato di uno spirito di Appartenerza al gruppo degli ingegneri, non tanto nel senso di un’oligarchia di persone che esercitano un potere, ma di una collettività di individui che collaborano per lo sviluppo della società e dell’umanità.

In questo senso deve anche essere capace di stabilire un Contatto, di uno scambio di energia con coloro che collaborano alla realizzazione di un progetto interagendo in connessione con il gruppo di lavoro.

È importante che questo professionista ispiri Fiducia alle persone che si rivolgono a lui e alle Amministrazioni che su di lui devono essere pronte a scommettere.

Egli deve, quindi, essere capace di entrare in Empatia con tutti gli interlocutori di un progetto ma anche con l’ambiente circostante e prestare Attenzione ad ogni dettaglio, ad ogni particolare, ad ogni interlocutore, ad ogni collaboratore.

 

 L’Umiltà deve essere una sua qualità e si deve abbandonare quella tendenza tipica dell’ingegnere del secolo scorso ad essere un: “ego sum”, io so tutto, so fare tutto. È importante il sapersi confrontare con i colleghi riconoscendo i propri limiti e le abilità dell’altro.

 

Il professinionista del futuro deve possedere una grande Pazienza, perché gli viene chiesta l’incessante tensione leonardesca alla conoscenza.

La Generosità è una dote importante per il nostro professionista, questo significa dedicarsi assiduamente e con passione alla propria missione, mettendosi nell’ottica di ogni utilizzatore e di ogni scenario possibile.

  

È fondamentale che nutra Rispetto per l’ambiente, per la società, per gli altri, essendo capace sia di saper vedere che di saper ascoltare.

Una qualità che non gli può far difetto deve poi essere la Flessibilità, alle esigenze degli interlocutori, degli utilizzatori e dell’ambiente.

 

Deve possedere anche la Memoria, cioè ricordare come era un tempo, non dimenticare mai lo studio e l’evoluzione che c’è stata nei vari campi dello scibile ingegneristico per arrivare al punto in cui siamo.

  

Deve essere, infine, capace di Gratitudine nei confronti della Natura che osserva e che gli suggerisce come costruire gli oggetti, i sistemi che funzionano e le nuove idee di sviluppo. Deve, inoltre, saper esprimere questa Gratitudine nei confronti di coloro che hanno dato luogo ad invenzioni innovative e hanno fatto progredire la tecnologia e la scienza.

È utile che si ponga al Servizio della gente, della società, dell’Umanità e deve fare tutto questo con Gioia che è lo stato naturale in cui deve mantenersi l’Uomo. Deve apprendere, pertanto, la lezione che ci fornisce la collaborazione spontanea che si attua nel mondo animale: aiutiamo i nostri simili lasciando da parte la competizione, l’invidia e l’ambizione, collaboriamo sempre per il benessere di tutti.

  

L’ingegnere oggi deve avere delle caratteristiche più femminili: un tempo questa professione era esclusivamente appannaggio degli uomini, le donne ingegneri non esistevano nemmeno.

Oggi la donna ingegnere può essere utile  guida per l’ingresso verso una Nuova Era dove l’apertura mentale e senza pregiudizi superi il fallimento di vecchi schemi sociali o religiosi e delle tendenze culturali costrittive per la libertà di scelta dell'individuo. 

Le persone creative, che siano essi uomini o donne, sono quelle più portate a seguire l’intuito, quella capacità animale che conduce sempre verso la giusta strada.

Se osserviamo, infatti, ancora il mondo animale possiamo notare che gli animali non conoscono i condizionamenti, le false convinzioni o le etichette; essi agiscono secondo il loro istinto senza farsi influenzare dall’ambiente esterno o dal giudizio altrui, non fanno una cosa perché “così si deve fare”, sono liberi da vincoli psicologici e da gabbie mentali. Essi sono in grado di seguire il loro istinto con libertà.

 In definitiva il ruolo dell’Ingegnere del Futuro è quello di contribuire a creare un uomo, una collettività, un ambiente, un mondo, un cosmo in naturale e libera espansione.

 

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