Resilience engineering: come progettare nell'ottica dei cambiamenti climatici

Nell'ingegneria moderna, l'approccio resiliente rappresenta la chiave per riuscire a fronteggiare gli impatti sempre più evidenti e imprevedibili del riscaldamento globale e garantire così la sicurezza e l'adattabilità delle infrastrutture e degli ecosistemi. Perché si parla di resilienza? Il concetto, mutuato dalle scienze naturali, si riferisce alla capacità di un sistema di adattarsi, resistere e recuperare rapidamente dopo eventi avversi. Riportato al contesto ingegneristico, essere resilienti significa progettare infrastrutture e sistemi in grado di mantenere la loro funzionalità di fronte a fenomeni estremi, quali sono le alluvioni, le ondate di calore, le siccità prolungate e l'innalzamento del livello del mare. Questa visione si basa su un cambiamento paradigmatico rispetto al passato: non si tratta più solo di prevenire, ma di essere pronti a gestire il cambiamento e i suoi effetti con soluzioni flessibili e prontamente attuabili.

Una progettazione resiliente implica l’adozione di un approccio sistemico ben preciso, che consideri le caratteristiche tecniche delle opere, ma anche il contesto ambientale, sociale ed economico in cui si inseriscono. Ad esempio, nella progettazione di infrastrutture urbane, è fondamentale prevedere sistemi di drenaggio che possano affrontare eventi meteorologici intensi, evitando allagamenti e danni alle abitazioni e alle attività produttive. Questi sistemi possono essere integrati con soluzioni di infrastrutture verdi, come parchi urbani o tetti verdi, capaci di assorbire grandi quantità di acqua piovana e ridurre l’effetto "isola di calore".

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Resilience engineering: un approccio che parte dalla progettazione

Le applicazioni pratiche di un approccio di tipo resiliente sono molteplici. Nell’ambito energetico, ad esempio, la progettazione punta su reti intelligenti che integrano fonti rinnovabili e sistemi di accumulo per garantire continuità nell’erogazione, anche in presenza di blackout causati da eventi estremi. Allo stesso modo, i ponti e le strade devono essere progettati per resistere a fenomeni come terremoti o erosione costiera, mentre le reti idriche devono essere in grado di affrontare tanto la scarsità quanto l’eccesso di acqua.

Un elemento centrale, in questo senso, è rappresentato dalla progettazione adattiva, ovvero la capacità di una struttura di essere modificata o ampliata nel tempo per rispondere a esigenze mutevoli. Questo approccio richiede una maggiore attenzione alla fase di pianificazione e progettazione iniziale, ma consente di ridurre i costi e gli impatti ambientali nel lungo periodo. Per esempio, le dighe possono essere progettate per essere elevate progressivamente, in modo da gestire l’aumento dei livelli delle acque causato dallo scioglimento dei ghiacciai.

La digitalizzazione aiuta a integrare la resilienza nell'ottica della progettazione adattiva, grazie  all’utilizzo di modelli predittivi basati su dati climatici e ambientali consente di simulare scenari futuri e di ottimizzare le decisioni progettuali. Strumenti come il BIM, di cui abbiamo parlato negli scorsi articoli, possono aiutare a integrare e analizzare tantissime variabili differenti, assicurando una maggiore efficienza nella pianificazione degli interventi, ma anche nella progettazione stessa.

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Esempi pratici dell'adozione di pratiche resilienti in ingegneria

Non sempre però è facile riuscire a implementare l’adozione di pratiche resilienti. Uno degli ostacoli principali è rappresentato dai costi iniziali più elevati rispetto alle soluzioni tradizionali, che possono scoraggiare gli investimenti soprattutto in contesti con risorse limitate. Inoltre, la complessità delle interazioni tra fattori climatici, economici e sociali richiede competenze multidisciplinari e una stretta collaborazione tra enti pubblici, privati e comunità locali. Superare queste barriere richiede politiche lungimiranti, incentivi economici e una maggiore sensibilizzazione sull’importanza della resilienza per il benessere collettivo.

In diverse città europee, come Rotterdam e Copenaghen, sono stati realizzati sistemi di gestione delle acque che combinano infrastrutture grigie e verdi per mitigare il rischio di alluvioni e migliorare la qualità della vita. Questi interventi non solo riducono i danni economici causati da eventi estremi, ma contribuiscono anche a creare spazi pubblici più vivibili e attrattivi.

Anche in Italia, la crescente frequenza di eventi climatici estremi ha portato alla realizzazione di interventi significativi. Basti pensare al Mose a Venezia, un sistema complesso di barriere mobili progettato per proteggere la città lagunare dalle sempre più frequenti e intense maree alte, che minacciano il patrimonio storico e la vita quotidiana dei residenti. Un altro esempio rilevante riguarda i piani di gestione delle risorse idriche nel bacino del Po, la cui importanza è aumentata a fronte di fenomeni come siccità prolungate e improvvise alluvioni. Questi piani mirano a ottimizzare la distribuzione e l’uso dell’acqua, implementando soluzioni come invasi artificiali, sistemi di irrigazione più efficienti e programmi di riqualificazione fluviale per migliorare la capacità di adattamento del territorio.

Oltre a questi potremmo citare altri centinaia di progetti, piccoli o grandi che siano, che dimostrano come il concetto di resilienza sta prendendo sempre più piede all'interno dell'ingegneria contemporanea.

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