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Nuvola Fuksas - Spaini

La trasparenza, specie notturna, è molto suggestiva, e anche per chi sfreccia in auto sulla Colombo è possibile vedere il volume bianco della nuvola attraverso la perfetta trasparenza della facciata.

Lo spazio interno appare fantasticamente luminoso, preciso, con dettagli costruttivi di livello nord europeo, e la forma pura della teca completamente vetrata offre squarci suggestivi dell’unico quartiere di Roma che sembra predisposto ad accoglierla, e molto bene la assimila, senza sovrastare gli altri edifici che affacciano sull’asse della Cristoforo Colombo.

La perfetta stereometria del volume puro è invasa e allo stesso tempo esaltata dalla nuvola sospesa, oggetto etereo dalla forma libera che galleggia nello spazio con la sua materia impalpabile, senza spessori murari o strutturali: un capolavoro architettonico esaltato da virtuosismi strutturali, ben più impressionante dei tanti render diffusi sui media ad ogni nuova sindacatura romana.

Luigi Prestinenza Puglisi e altri critici hanno già elogiato diffusamente le qualità del progetto, che tutti possiamo apprezzare, ma che a mio avviso non bastano.

Le qualità di un’opera pubblica oggi vanno trovate nella procedura virtuosa, e nella rispondenza alle esigenze dell’utenza, unico parametro oggettivo del successo di un progetto di uno spazio pubblico e dal pubblico finanziato. L’architettura di livello può certamente essere discussa, ma chi sa lavorare come Massimiliano Fuksas difficilmente sbaglia linguaggio.

Chi scrive ha partecipato al concorso di architettura per il nuovo Centro Congressi all’EUR, e a tanti altri quali il MAXXI al Flaminio, la nuova Stazione Tiburtina e il MACRO di via Nizza, tutti andati in porto, cioè costruiti e gestiti, ma tutti indistintamente con grande fatica.

Il Centro Congressi, bandito tra i primi, è l’ultimo in dirittura di arrivo dopo i noti travagli, e la sua prossima inaugurazione pone due grandi quesiti:

– Il progetto è stato un successo dal punto di vista della pubblica utilità e del vantaggio per il cliente, l’EUR, che è uno strano animale posseduto al 90% dal Tesoro e al 10 % da Roma Capitale? (Si tratta infatti di un ente anomalo con funzioni che vanno dalla gestione condominiale del patrimonio immobiliare alla realizzazione di progetti complessi per la Roma del terzo millennio)

– Qualcuno sarà in grado di gestire in utile o in pareggio una struttura di questa complessità?

La mia risposta è un doppio no.

L’inconsistenza –tecnica ma anche istituzionale– del “cliente”, un programma funzionale vago partito in un modo (la sala da diecimila) e poi cambiato più volte in corsa, insieme alla mancanza di uno studio di fattibilità vero, sono gli argomenti che a mio parere rischiano di portare a un mega flop annunciato.

Da almeno venti anni chi si occupa di progettazione di lavori pubblici si trova continuamente a valutare la congruità del programma espresso dall’Amministrazione appaltante, con i vincoli quali la posizione e la dimensione dell’area nel suo contesto, la potenzialità di trasformazione, ed il budget a disposizione per la realizzazione dell’opera.  Almeno chi ritiene che l’etica e la trasparenza del processo siano requisiti preliminari e inderogabili per spendere il denaro pubblico.

Il concorso vinto da Massimiliano Fuksas per il Centro congressi all’EUR è una delle occasioni in cui queste pre-condizioni erano assolutamente carenti o mancavano del tutto.

Il fatto che ad oggi non sia dato conoscere il futuro gestore –e quindi quanto realizzato potrebbe non essere in linea con le strategie operative– è il vero problema. Si tratta di un problema ricorrente nell’intero settore delle opere pubbliche italiane, specie nei beni culturali (sono ad esempio frequenti le realizzazioni di restauri senza un preventivo studio per un programma funzionale e gestionale), ma talvolta anche nella programmazione e gestione delle nuove infrastrutture.

Non è tuttavia un problema solo italiano, un esempio simile è il progetto della Ciudad de la Culturadi Peter Eisenman, realizzato a Santiago de Compostela in Galizia nello stesso periodo, forse più simile nella sua drammaticità alla piscina di Calatrava a Tor Vergata che non alla Nuvola di Fuksas, ma parimenti emblematico per il non-ruolo svolto dal progettista nelle fasi decisionali.

Si tratta di un programma molto ambizioso, lanciato sull’onda dello strepitoso successo del Guggenheim di Bilbao, da subito evidentemente destinato al fallimento, non solo per l’aumento dei costi da 109 a 400 milioni di euro, ma per la localizzazione sbagliata e per la evidente enorme sovrastima della possibile utenza. Oggi quel sito è un’archeologia contemporanea in disfacimento: sono stati eseguiti solo alcuni edifici, gli altri non si sa se e quando saranno mai finiti. Il suo costo di solo mantenimento è altissimo.

A prescindere dalla responsabilità del cliente, non posso credere che un architetto con l’esperienza e l’intelligenza di Peter Eisenman non si sia accorto dell’assurdità del programma e dell’incapacità del cliente di capirne le drammatiche conseguenze: era forse troppo impegnato a calcolare le pendenze dei suoi tetti-pareti per la fruizione dei roller?

Credo che il dovere di un progettista responsabile sia quello di condividere il programma del cliente, e anche di criticarne i difetti, e forse di rinunciare all’incarico se intravede un possibile fallimento.

Il progetto della Nuvola, che ha attraversato forse 4 tra Sindaci e Commissari, ha avuto alterne vicende e subito feroci polemiche, ma non ho mai saputo che Massimiliano Fuksas entrasse nel merito dei contenuti del suo progetto, o che abbia mai valutato possibili tagli o aggiustamenti per contenerne i costi.

Paradossale il fatto che il complesso sarà inaugurato da una sindaca che ha fatto della lotta agli sprechi e allo stop di ogni cubatura la sua bandiera politica e la sua strategia urbanistica, che evidentemente è oggi molto fumosa e incerta.

Nel merito del progetto romano, va fatta una prima considerazione generale: quello che si vede realizzato fuori terra ormai da anni non è il Centro Congressi, e non lo è la Nuvola, la formidabile icona per cui l’edificio è da anni conosciutissimo in città e fuori, e che fa già parte del suo immaginario contemporaneo.

Il Centro Congressi propriamente detto si trova alla quota -10 dalla strada, con nove sale che possono essere configurate tra loro in modo diverso, mentre la teca in vetro e la nuvola, pur assorbendo una quota consistente del budget, potrebbero non essere mai state costruite, e al loro posto esserci un bel prato verde, e tutto funzionare perfettamente, con un risparmio di  almeno 150 milioni di euro e la perdita dei soli 1600 posti della sala sospesa.

In altre parole, la sala sospesa (da 1600 persone) è solo una delle 10 sale, vero esempio di acrobazia strutturale, inspiegabilmente lussuosa e probabilmente con il costo/mq più alto al mondo per spazi di questa natura.

La grande teca è a sua volta una scatola che contiene la sala, ma non funge da atrio delle altre sale interrate, che sono invece servite da scale mobili esterne. Non essendo climatizzata è anche uno spazio con un pessimo comfort estivo, nonostante dispositivi di aerazione a mio parere poco efficaci. Il clima romano sostanzialmente non permette una copertura vetrata senza sistemi di ombreggiamento utilizzati per impedire l’irraggiamento zenitale nei mesi estivi. Lo spazio di circolazione non ha una funzione precisa, se non di vago deambulo per fotografare la nuvola sospesa al di sopra di esso.

Allora io dico che il progetto è un flop nella misura in cui molto evidentemente non utilizza al meglio le risorse finanziarie, e parliamo di decine di milioni di euro: conseguentemente doveva essere realizzato in modo diverso, e anche se il progetto vincitore del concorso  indicava una scelta e un’immagine precisa, ci voleva il coraggio di ripensare la soluzione architettonica e rivedere le priorità nel supremo interesse della città.

Si è parlato di costi lievitati, di parcelle milionarie: molto semplicemente, invece di gridare allo scandalo, andava esaminato il bando di gara, il budget a disposizione, e conseguentemente i motivi per cui qualcuno ha rimosso tali vincoli apparentemente inderogabili, fattore che ha portato alla mancata copertura finanziaria dei costi (tra l’altro gli extra costi non sono scaturiti da accidenti in corso di esecuzione, ma da evidenti e gravissime sotto valutazioni del progetto che, colpevolmente, non è mai cambiato).

Infatti, se i costi lievitano, delle due l’una: o il progettista non li ha saputi contenere nel budget a disposizione, oppure i costi di costruzione erano stati sottovalutati dall’Amministrazione appaltante. In entrambi i casi c’è un responsabile, che nel mondo reale dovrebbe essere chiamato a giustificare il suo operato, e a pagare i danni che procura.

Non credo che siano questi i tempi per accettare tanta spregiudicatezza senza far sapere al pubblico la realtà dei fatti. A Fuksas, che nel 2000 ha diretto una Biennale di Venezia con il titolo Less Aestethics, More Ethicsvanno chieste spiegazioni sul suo atteggiamento auto-referenziale, assolutamente indifferente al sacro mantra dell’opera pubblica: il miglior progetto al minor costo. Avrebbe dovuto avvertire il cliente che il progetto sarebbe costato il doppio del budget, e non sviluppare il suo progetto di concorso senza una condivisione delle responsabilità future e un’allerta delle conseguenze.

A chi ha promosso questa opera e l’ha fatta finanziare resta la responsabilità che reputo più grave: quella di non saper fare il cliente, assai diffusa in Italia, tipica cifra del ceto politico medio.

Sembra infine superato dalla realtà dei fatti lo scollamento evidente tra la progettazione e l’esecuzione, dove al progettista non viene affidata la Direzione dei lavori (che non la vuole, tenendo per se l’ambiguo ruolo di Direzione Artistica, pagata a tempo, senza limiti…), per una evidente impreparazione a svolgere il ruolo di salvaguardia degli interessi del cliente. Si origina così il balletto delle responsabilità, che porta alle polemiche e all’accettazione supina degli “inevitabili” raddoppi dei costi. Questo non potrebbe succedere se i progettisti si candidassero a gestire anche l’esecuzione dei lavori e se le Stazioni appaltanti capissero il loro ruolo e lo sapessero (volessero) esercitare.

In una città come Roma che affronta oggi un futuro quantomeno incerto sulle grandi scelte di sviluppo, data la condivisa emergenza lavoro, il caso del Centro Congressi all’Eur rischia di rappresentare il fallimento di un modo certamente vecchio, ma tuttora in auge, di realizzare un’opera, che poteva rappresentare un segnale di rilancio per una città allo sbando, dove l’unico segnale che passa è quello di non fare nulla per evitare il sicuro malaffare.

Filippo Spaini

Industriarchitettura © Foto di copertina

http://www.industriarchitettura.it/2016/10/05/la-nuvola-di-fuksas-100milapoltrona-di-filippo-spaini/

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Cari amici,

l’IN/ARCH scrive al Ministro Valeria Fedeli per denunciare l’imbarazzante gestione da parte del MIUR - Ministero dell'Istruzione dell' Università e della Ricerca del concorso di idee “Scuole Innovative”.

Di seguito condividiamo il testo della lettera.

Gentile Ministro,

le scriviamo per sottoporre alla sua attenzione l’imbarazzante gestione da parte del MIUR del concorso di idee “scuole innovative” per la progettazione di 51 nuove scuole in 16 regioni italiane.

Vorremmo ricordarle brevemente l’iter di questa vicenda.

Nel maggio 2016 il Ministero ha bandito un concorso per la progettazione di nuove scuole (51 siti in 16 regioni), anche grazie al reperimento di risorse per 350 milioni di euro contenuto nella legge sulla Buona Scuola.

Come IN/ARCH avremmo preferito un vero e proprio concorso di progettazione anziché un semplice concorso di idee, che consentisse di affidare con certezza ai vincitori l’incarico per lo sviluppo del progetto. Tuttavia abbiamo ritenuto questa iniziativa di grandissimo interesse.

Abbiamo sempre sostenuto i concorsi di architettura, che consideriamo il miglior strumento per affidare un incarico di progettazione, soprattutto in materia di opere pubbliche.

La scelta tra progetti e non tra progettisti, il confronto fra alternative di progetto garantisce la qualità delle trasformazioni del territorio.

Per tali ragioni i concorsi di architettura devono essere gestiti con serietà e trasparenza, con scadenze certe, giurie competenti, procedure efficaci.

Il MIUR ha prima rinviato la data ultima per la consegna degli elaborati dal 31 agosto al 12 ottobre. Poi ha fatto ulteriormente slittare questa scadenza al 31 ottobre.

I progettisti italiani hanno risposto con entusiasmo a questa iniziativa. Sono state presentate 1.238 proposte progettuali, testimonianza di un grandissimo impegno, anche sul piano economico.

Nel settembre 2016 Il MIUR ha comunicato che la prima riunione della giuria si sarebbe svolta l'8 novembre 2016.

Il 7 novembre sul sito ufficiale del concorso viene pubblicata una comunicazione con la quale si informa che la prima riunione della giuria è rinviata a data da destinarsi!

Dopo quasi quattro mesi non si ha più alcuna notizia sugli sviluppi del concorso. Non sappiamo se la giuria è stata nominata, da chi è composta, quando si prevede la proclamazione dei vincitori.

Quanto ancora si dovrà ancora aspettare, considerando che la commissione giudicatrice, che non ha ancora cominciato a lavorare, dovrà esaminare e giudicare ben 1.238 progetti?.

Perché non si rispettano le prescrizioni del Bando di Concorso, che rappresenta a tutti gli effetti un contratto tra l’ente promotore ed i partecipanti?

Riteniamo inaccettabile che una istituzione come il MIUR affronti una sfida così importante con queste modalità, provocando, tra le tante conseguenze negative, una generale perdita di fiducia da parte di committenti e progettisti italiani nei confronti dello strumento del Concorso.

Per tutte queste ragioni le chiediamo di intervenire in tempi rapidi per fare chiarezza sulla situazione.

Naturalmente siamo disponibili ad incontrarla in qualsiasi momento, se lo riterrà opportuno, per illustrarle direttamente e dettagliatamente le ragioni della nostra protesta.

 

Il presidente nazionale IN/ARCH

Adolfo Guzzini



#ScuoleInnovative

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L'ingegneria collaborativa e lo sviluppo tecnologico del comparto edilizio dalla progettazione alla costruzione sono gli argomenti più infuocati del momento. Il nostro CEO Maurizio Boi sta realizzando, a quattro mani con la sorella Patrizia, un interessante libro su quello che sarà il prossimo futuro dell'ingegneria e che riassumerà i principi su cui si basano le nostre iniziative e progetti. Vi presentiamo qui una prima visione del capitolo di apertura dell'opera.

Buona lettura!

Capitolo I - La figura dell’ingegnere

L'ingegnere è un professionista qualificato che, sfruttando le sue conoscenze matematichefisiche e chimiche, si occupa della progettazione, realizzazione e gestione di strutture, macchine, impianti, dispositivi e sistemi finalizzati allo sviluppo del genere umano e della società.

 

La nuova stazione della metropolitana nel quartiere finanziario King Abdulla in Riyadh Arabia Saudita

 

Il termine ingegnere deriva dal latino ingenium, nel suo duplice significato di congegno capacità mentale. Venne usato nell’Alto Medioevo, a partire dal XIII secolo, per indicare gli inzigneri: carpentieri, capomastri, capicantiere, tagliatori di pietre, artigiani in grado di predisporre apparecchiature di trasporto e sollevamento e con la capacità di tracciare e disegnare.

Queste affermazioni non intendono naturalmente trascurare tutta l’architettura e l’ingegneria classica, le importanti imprese dell’ingegno di Roma così come descritte nella grande opera di Marco Vitruvio Pollione “De architettura (Sull’architettura)”, un trattato latino in dieci libri scritto addirittura intorno al 15 a. C.. Si tratta, infatti, dell’unico testo sull’architettura giunto integro dall’antichità e che divenne il fondamento teorico di tutta l’architettura occidentale dal Rinascimento fino alla fine del XIX secolo. L’opera costituisce, inoltre, una delle fonti principali della moderna conoscenza sui metodi costruttivi degli antichi romani, come pure della progettazione di strutture, sia imponenti (acquedotti, edifici, bagni, porti) che minute (macchine, strumenti di misurazione, utensili).

Ricordiamo anche che l’influenza di Vitruvio nell’antichità è rimasta davvero limitata così come le opere realizzate da Vitruvio stesso, che nel trattato si attribuisce solo la basilica di Fano. In realtà è solo dal Rinascimento in poi che la sua opera suscita interesse, come il suo Uomo Vitruviano, studiato e rielaborato poi da Leonardo. Si tratta, come tutti sappiamo, della celeberrima rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano, che dimostra come esso possa essere armoniosamente inscritto nelle due figure "perfette"   del cerchio, che rappresenta la perfezione divina, e del quadrato

 


L'"uomo vitruviano" nel disegno realizzato da Leonardo da Vinci (penna e ichiostro su carta) intorno al 1490

Al di là di ogni digressione sulla perfezione che il Grande Architetto ha fornito al corpo umano, torniamo ad un lato più umano e pratico di tutta la questione.

In realtà riteniamo che il primo eminente ingegnere e architetto della storia sia stato proprio Leonardo da Vinci (Vinci15 aprile 1452 – Amboise2 maggio 1519), universalmente riconosciuto come uomo geniale e di talento, capace di spaziare tra le più disparate forme di espressione dell’arte e della conoscenza. Fu pittore, scultore, disegnatore, architetto, trattatista, letterato, scenografo, anatomista, musicista, progettista, inventore e scienziato. Gli enormi enigmi scientifici posti dal suo genio nel corso del Rinascimento e le sue grandi opere, hanno contribuito in modo significativo all’avanzamento tecnologico dell'uomo, per questo è considerato uno dei più illustri geni dell'Umanità.

Leonardo, pur appartenendo ad un’epoca precedente alla nascita della moderna tecnologia, è dotato di molte delle qualità che occorrerebbero all’ingegnere di oggi, alla sua figura proiettata verso un futuro dove la tecnologia si sviluppa in modo esponenziale e la scienza si apre alle nuove leggi della fisica quantistica.

 

Leonardo osservando il volo degli uccelli, dedusse che spiccando il volo essi largassero le penne così da far passare meglio l’aria. 

Bisogna tener presente, inoltre, il grande cambiamento realizzato nel mondo dalla rivoluzione industriale: ricordiamo che la prima rivoluzione industriale  si attua nella seconda metà del '700 e interessa prevalentemente il settore tessile-metallurgico con l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore; la seconda rivoluzione industriale viene fatta convenzionalmente partire dal 1870 con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio, mentre a partire dal 1970, si individua come terza rivoluzione industriale,il momento dell'introduzione massiccia dell'elettronica, delle telecomunicazioni e dell'informatica nell'industria.

Se ritorniamo alla figura dell’ingegnere del secolo scorso, nel corso dell’era industriale, appunto, egli si configura come un professionista assolutamente dotato di intelligenza pratica, di altissime competenze tecniche - che gli consentono di apportare al suo mondo alcune interessanti innovazioni attinenti ai materiali e alle tecniche costruttive -, ma che, proprio per questa sua ricerca della perfezione tecnica, appare assai rigido e banalmente concreto, limitato nella flessibilità e poco aperto all’evoluzione, tanto da distinguerlo da altre figure di progettisti come l’architetto, il designer, lo stilista, l’artista, universalmente riconosciuti come persone più fantasiose, brillanti e creative.

In realtà, al principio, non esisteva un ruolo così ben definito tra i vari professionisti. Se prendiamo l’esempio di Filippo Brunelleschi (Firenze1377 – Firenze15 aprile 1446), sappiamo che è stato un architetto, ingegnerescultoreorafo e scenografo italiano del Rinascimento e che è considerato il primo ingegnere e progettista dell'era moderna: a lui si deve l'invenzione, infatti, della prospettiva a punto unico di fuga, o "prospettiva lineare centrica" e la costruzione di vari edifici sia laici sia religiosi che fecero scuola: tra essi spicca la cupola di Santa Maria del Fiore, un capolavoro ingegneristico costruito senza l'uso delle tecniche tradizionali, quali la centina.

La cattedrale metropolitana di Santa Maria del Fiore, duomo di Firenze (1296-1436)

In epoca leggermente più recente rammentiamo la figura di Gian Lorenzo Bernini (Napoli7 dicembre 1598 – Roma28 novembre 1680), scultoreurbanistaarchitettopittorescenografo, e commediografo italiano.

Si tratta di un artista poliedrico e multiforme, che, apprendendo l'insegnamento michelangiolesco e romano con la sua inesauribile vena creativa, riuscì ad ammantare le proprie architetture di un un senso nuovo della decorazione e del pittoresco.

 

Colonnato di San Pietro in Vaticano (1656-1667)

 

Nelle sue realizzazioni Bernini «rilevava le masse, giocava con la prospettiva ed il colore, impiegava la forza plastica del chiaroscuro e fondeva armoniosamente le strutture e le membrature delle sue creazioni: non mancava di dare, inoltre, un effetto teatrale e scenografico a tutto l'insieme, fondendo in un'unica spazialità il rigore fisico dell'architettura con la preziosità pittorica, il virtuosismo delle sculture e la sbrigliata fantasia dello scenografo».

Brunelleschi o Bernini (giusto per citarne un paio) fanno parte di due realtà distanti e diverse ma sono accomunati dall’essere difficilmente “etichettabili” in quanto erano allo stesso tempo ingegneri, tecnici, artigiani, artisti e architetti, insomma progettisti. 

Dobbiamo arrivare ai nostri nostri per assistere alla nuova rivoluzione tecnologica che sta investendo tutti i settori del business mondiale, della comunicazione e della vita personale fino ad influenzare anche i più semplici gesti di quotidianità che stanno diventando sempre più  “tech-driven”.
Nella professione tecnica dell’ingegnere invece questa evoluzione si è manifestata con l’automatizzazione del software, della potenza e precisione dei calcoli, dei metodi di comunicazione (Internet e mail), del BIM (building information modeling), della stampa in 3D , ma non ha mai investito quelli che sono i modelli organizzativi. 

Se ci focalizziamo, infatti, sugli ultimi 20 anni, possiamo notare che, contrariamente ad altre attività, l'evoluzione reale della figura dell’ingegnere è poco significativa. Se si eccettua, infatti, l'utilizzo di materiali di nuova generazione e l'evoluzione della digitalizzazione dei disegni, dei calcoli e dei computi - peraltro già operativa nel decennio precedente -, il modello organizzativo piu avanzato è rappresentato ancora dalle Società d'Ingegneria, che come sappiamo sono già attive nel mercato dagli anni ‘70.

  

Per realizzare la progettazione e costruzione di sistemi sempre più complessi e velocizzare i processi di attuazione delle idee, sarebbe, invece, utile che i Paesi di tutto il mondo si servissero delle immense potenzialità dell’informatica: ancora oggi questa risorsa resta, purtroppo, non adeguatamente utilizzata e gli strumenti a disposizione dell’ingegnere non hanno avuto l’evoluzione attesa che diventa ormai sempre più indispensabile.

Tra le potenzialità innovative del mondo informatico è interessante il Blockchain, un nuovo paradigma destinato a rivoluzionare intensamente il sistema economico, attraverso la modifica dei concetti di transazione, proprietà e fiducia. Si tratta, in realtà, di un «registro transnazionale sicuro, condiviso da tutte le parti che operano all’interno di una data rete distribuita di computer. Registra e archivia tutte le transazioni che avvengono all’interno della rete, eliminando in definitiva la necessità di terze parti “fidate”».

Il nome deriva dalla sua natura distribuita: ogni nodo del network svolge un ruolo nella verifica delle informazioni, inviandole al successivo in una catena composta da blocchi, blockchain appunto. 

 

Ricerca tramite immagine blockchain

Come spiega Fausto Jori, Partner di eFinance Consulting: «Il mondo si è da sempre basato sullo scambio di beni che hanno un determinato valore. In tempi remoti lo scambio avveniva fisicamente, poi si è passati alla necessità di introdurre terze parti che fungessero da garanti dello scambio, con la tecnologia blockchain lo scambio può avvenire con un elevato livello di sicurezza, certificato dalla rete, senza la necessità di un garante». 

Questo sistema consente di fornire integrità e correttezza e garantire l’affidabilità di ogni transazione per chi opera all’interno di esso. Oltre alle transazioni finanziarie, potrebbe essere utilizzato per molte applicazioni tra cui, per esempio, le Gare d’Appalto. Per i pagamenti la blockchain usa il sistema dei Bitcoin, moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto.

Per andare oltre il concetto di Società di Ingegneria e creare una evoluzione di questo tipo di organizzazione, riteniamo di poter utilizzare il modello delle organizzazioni esponenzionali applicato alle Società di ingegneria.

Lo scontro tra sistemi esponenziali e lineari

 

A partire dal 2014 abbiamo iniziato a costruire una sorta di Aggregatore di Servizi (come B&B e  Taxi Uber) che usa piattaforme informatiche per mettere in connessione la domanda con l’offerta attraverso un terzo gestore.

Nel 2015 l’evoluzione di questo sistema è stato quello di Open Networked Enterprises, dove l’elemento essenziale è il Network Engineering, è assente l’intermediario, ma incomincia ad essere utilizzato il Blockchain.

Nel corso del 2016, un’evoluzione ulteriore si sta attuando attraverso la Distribuited Autonomous Enterprises che utilizza appieno il Blockchain e ai massimi livelli l’informatica disponibile fino a oggi.

Di queste Organizzazioni all’avanguardia parleremo, però, diffusamente in capitoli specificamente dedicati.

Al di là degli strumenti informatici di cui è necessario, dunque, ampliare l’utilizzazione, una delle difficoltà più significative riscontrate a livello internazionale per la professione dell’ingegnere, è quella di non riuscire a definire univocamente questo ruolo. Ogni Paese, infatti, ha stabilito le sue regole in maniera non condivisa e questo rende poco agevole confrontarsi dal punto di vista legislativo.

In Italia, il DPR 328/2001, ha avuto il preciso intento di provare a mettere ordine alla faccenda facendo scomparire la professione di ingegnere e  introducendo tre nuove professioni: quella dell’ingegnere civile-ambientale, quella dell’ingegnere industriale e quella dell’ingegnere dell’informazione.

Questo sforzo di catalogare le diverse possibili competenze, è stato l’estremo tentativo di dare un volto alla complessità delle specializzazioni in via di sviluppo, compito arduo e di difficile sintetizzazione.

  

Da ricerche effettuate recentemente dal Centro Studi del C.N.I., è emerso che la crescita delle nuove specializzazioni è guidata dai settori della sicurezza, del controllo della qualità e dell'infortunistica, mentre si fanno largo nuove attività legate alle tematiche dell’ambiente in generale e del settore informatico.

Questo, però, non è ancora sufficiente: considerando la crescita esponenziale di tutte le tecnologie e la rivoluzione digitale dell'industria c'è, invece, da aspettarsi una rivoluzione della stessa portata anche nel mondo dell'ingegneria.

In realtà il cervello umano, apparentemente dotato di grandi potenzialità, presenta comunque un limite nell’immagazinamento di dati e nella velocità dell’elaborazione dell’informazione rispetto a quello che invece consente l’informatica. L’obiettivo di creare un modello di intelligenza artificiale che funzioni come il nostro cervello ma che a esso associ una più ampia capacità di immagazinamento dati e una maggiore velocità di gestione dei dati disponibili - di creare cioè un nuovo cervello artificile in grado di collaborare con il cervello umano, rendendolo capace di memorizzare i dati come un computer - è un obiettivo futuro, possibile ma non ancora raggiunto. Allo stato attuale siamo, quindi, costretti a cercare un’altra via.

 

Per elevarsi nel suo ruolo ed essere artefice di sviluppo per l’Umanità e il Cosmo intero, l’ingegnere, non può restare ancorato ad un luogo circoscritto, ma deve espandere il suo sapere “collaborando” con i colleghi dello stesso ambiente, di altre culture e di altre zone del pianeta, rendendosi disponibile ad effettuare quel salto quantico che possa proiettarlo verso altre possibilità.

 

Siamo convinti che il fattore “collaborativo” sia la vera rivoluzione culturale che deve investire il mondo dell’Ingegneria, prendendo in prestito il concetto dal campo medico - scientifico dove è essenziale costruire una conoscenza che non dipenda dal singolo scienziato ma che sia patrimonio di tutti, come sostiene l’affermazione del grande fisiologo francese Claude Bernard (1813-1878) “L’arte sono io, la scienza siamo noi”.

L’Ingegneria Collaborativa è un nuovissimo modello peer-to-peer nel quale convergono risorse altamente qualificate e si interconnettono per rendere il tradizionale mondo dell’ingegneria più adeguato ai tempi.

  

L’Ingegneria Collaborativa rende i servizi di ingegneria veloci, migliori ed economici.

  

Il Servizio di ingegneria è Migliore perché si usa un metodo innovativo che canalizza la creatività e il potenziale di esperti di primordine e gruppi di lavoro da tutto il mondo, grazie a un network, basato su una cultura di condivisione/collaborazione e tecnologie innovative.

Grazie alle nuove tecnologie internet e cloud il servizio diventa più veloce, riuscendo ad assicurare la massima qualità in tempi più brevi rispetto ad un metodo tradizionale.

L’Ingegneria Collaborativa introduce i servizi di ingegneria al concetto di Zero Marginal Cost sfruttando risorse e strumenti esistenti, condividendo conoscenza e infrastrutture. Attraverso degli algoritmi studiati ad hoc si selezionano solo i professionisti più adatti e appassionati per ogni differente tipo di progetto, trovando ciò che serve dove serve. Tagliando tutti i costi non necessari, si può raggiungere il miglior risultato al minor costo e quindi il sistema diventa più economico.

 

Se facciamo riferimento, poi, al mondo complesso della mente, sappiamo che esistono milioni di interrelazioni tra le cellulle cerebrali che, con velocità enormi, sono preposte alla soluzione dei problemi (esistono ottocento milioni di byte di informazione in tutto il genoma umano, una quantità di informazione circa cento milioni di volte inferiore a quella rappresentata da tutte le connessioni fra neuroni e dagli schemi di concentrazione dei neurotrasmettitori in un cervello umano completamente formato).

Il nostro corpo è un grande biocomputer capace di contenere le informazioni acquisite nell’arco di tutta la vita e tra tutte queste informazioni possono esserci milioni di relazioni che improvvisamente conducono a soluzioni creative e inattese.

Se ci allarghiamo, inoltre, al campo quantico, ogni osservatore influenza la scena, influenza tutti gli altri osservatori e ognuno di noi partecipa quindi di un movimento collettivo che funziona anche a distanza.

Dobbiamo, pertanto, pensare che il mondo collaborativo non funzioni solo per il fatto che ogni conoscenza sia patrimonio condiviso, ma anche per il fatto che ogni conoscenza ottenuta nel punto A, incrementi quella del punto B e influenzi quella del punto C.

In definitiva il lavorare in modo collaborativo consente di agire tutti insieme con una maggiore forza verso un obiettivo comune che tenga conto della Terra, dell’ambiente, dei vincoli sociali, del benessere degli uomini e del rispetto di ogni forma di vita, anzi deve agire per accrescere la possibilità di sviluppare e mantenere la vita sulla Terra creando il miglior beneficio possibile.

Se ci volgiamo con attenzione alla Natura, del resto, ci rendiamo conto che la collaborazione è già presente nelle organizzazioni animali, come possiamo osservare negli stormi di uccelli, nelle mandrie di mammiferi ungulati, nei banchi di pesci e di delfini, nelle colonie di termiti, formiche e api, nei gruppi scimpanzè e di elefanti.

  

Gli elefanti, per esempio, sono capaci di organizzare per i loro morti una vera e propria veglia funebre, radunandosi intorno al corpo del compare e toccandolo a turno con la proboscide, con gli occhi e le orecchie mogi per il dolore. Gli animali lavorano sodo tutto il giorno per contribuire al benessere della “comunità”. Non esiste egoismo nei loro comportamenti come non esiste nemmeno l’ambizione di emergere sugli altri e l’invidia verso gli altri membri del gruppo.

 

Se consideriamo poi che, a partire dalla Fiera di Hannover del 2011, abbiamo cominciato a parlare di Quarta Rivoluzione Industriale come esigenza nata nel processo di innovazione della filiera industriale - dalla ricerca di spazio applicativo delle innovazioni digitali all'interno dei processi operativi delle aziende industriali -, è chiaro che ne consegue un benevolo stravolgimento sul mondo del lavoro.

Secondo la ricerca presentata al World Economic Forum dal titolo “The future of the jobs”, nei prossimi anni, diversi fattori tecnologici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro. Ne sono la prova il Cloud computing e la flessibilizzazione del lavoro che da tempo hanno cambiato il volto della gestione aziendale e continueranno a farlo nel breve periodo.

L’effetto sarà la creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro ma la contemporanea sparizione di 7 milioni di essi, con un saldo negativo evidente di 5 milioni di posti di lavoro, prevalentemente nelle aree amministrative e produttive.


La stessa ricerca evidenzia, però, che ci saranno delle aree lavorative che compenseranno questa tendenza: l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria. Questo è, ovviamente, il punto sul quale si desidera porre l’accento: la necessità di attuare iniziative sistematiche veramente utili per lo sviluppo di tecniche di produzione come lo smart manifacturing e fornire ai lavoratori le competenze digitali per espletare le mansioni del futuro.


L’architettura e l’ingegneria si trovano oggi a fronteggiare un futuro sempre più presente con la gravosa aspettativa di essere un pilastro di sostegno per il mondo del lavoro. È necessario, però, non vedere questo “futuro” come un traguardo distante che interesserà chi verrà dopo di noi, ma come un presente imminente, un cambiamento costante e repentino che già balena nelle nostre vite oggi stesso.

 

Il progettista ha, quindi, il compito già nell'immediato di dare una scossa alla condizione attuale, preparando sé stesso e il mondo di cui fa parte all’upgrade che il mondo della progettazione richiede necessariamente. Gli studi già citati hanno dimostrato che le soft-skill più richieste, unitamente al sempre presente problem solving, saranno il pensiero critico e la creatività.

In quest’ottica si rende indispensabile una riflessione su quale sia il ruolo del progettista e il proprio atteggiamento nei confronti del livello qualitativo atteso dal proprio lavoro. In epoca contemporanea, il professionista deve necessariamente avviare un radicale cambiamento di mentalità finalizzato ad affinare la capacità critica nei confronti del proprio lavoro. 

Per essere competitivi in un’epoca dove il network è uno degli strumenti centrali e con più potenzialità, è necessario adottare una forma mentis propensa al confronto costruttivo e alla collaborazione, finalizzata al raggiungimento del miglior risultato possibile grazie al contributo dell’intelligenza collettiva. Questo rappresenta un dovere etico e morale, nell'ottica di mettere in primo piano la qualità dell’opera in sé piuttosto che un lavoro prettamente autoreferenziale, tenendo presenti le osservazioni degli utenti finali e di diversi professionisti.

 

La concezione che “il mio lavoro non termina con il mio lavoro” dovrebbe rappresentare il nuovo standard di approccio alla progettazione.

Il miglior prodotto ottenuto da un qualsiasi team di progetto, per quanto valido, sarà sempre limitato e rappresenterà solo il punto di partenza di un percorso che attraverso il networking e la collaborazione porterà tale progetto ad essere corretto, rivisto e perfezionato fino a raggiungere un risultato il più vicino possibile alla perfezione.

Partendo da queste premesse e focalizzandoci su quello che è il ruolo del progettista nello scenario descritto, l’obiettivo è quello di trovare, riunire e fornire uno strumento di condivisione e confronto destinato a tutti quegli specialisti del mondo delle professioni tecniche che si riconoscono in questo tipo di mentalità creativa e cooperativa.

Con questi presupposti, l’Uomo deve espandere la sua Coscienza e guadagnare una integrità che gli consenta di sviluppare appieno il suo potere, allo stesso modo il nostro ingegnere del futuro deve essere disponibile ad espandere la sua visione del mondo.

  

L’ingegnere deve fare lo sforzo di riacquistare la sua integrità e questo può accadere se comincia a pensare e agire con il cuore, coinvolgendo tutto il suo essere attraverso, per dirla con Piero Ferruci, la Forza della Gentilezza.

Al di là, quindi, di tutte le competenze tecniche che deve possedere e della volontà di documentarsi e studiare incessantemente, l’ingegnere del futuro deve aprirsi a nuove prospettive curando anche una serie di competenze trasvertali, oggi più che mai necessarie.

Egli deve essere un pensatore e risolutore dei problemi dell'umanità, generatore di soluzioni utili, innovative ed architettonicamente attrattive. Deve essere orientato a rendere migliore la vita delle persone in termini di sicurezza, funzionalità delle opere, sostenibilità, ecc., e non può, quindi, prescindere dal suo ruolo sociale.

 

Un professionaista volto a questa missione non può fare a meno di qualità come la Sincerità: l’ingegnere non deve mai mentire sulle soluzioni che adotta esaminandone costantemente i limiti e gli effetti dannosi per il territorio.

È importante che egli trasmetta un certo Calore nel fare le cose, non deve essere così freddo com’era l’ingegnere del secolo scorso.

Deve essere dotato di uno spirito di Appartenerza al gruppo degli ingegneri, non tanto nel senso di un’oligarchia di persone che esercitano un potere, ma di una collettività di individui che collaborano per lo sviluppo della società e dell’umanità.

In questo senso deve anche essere capace di stabilire un Contatto, di uno scambio di energia con coloro che collaborano alla realizzazione di un progetto interagendo in connessione con il gruppo di lavoro.

È importante che questo professionista ispiri Fiducia alle persone che si rivolgono a lui e alle Amministrazioni che su di lui devono essere pronte a scommettere.

Egli deve, quindi, essere capace di entrare in Empatia con tutti gli interlocutori di un progetto ma anche con l’ambiente circostante e prestare Attenzione ad ogni dettaglio, ad ogni particolare, ad ogni interlocutore, ad ogni collaboratore.

 

 L’Umiltà deve essere una sua qualità e si deve abbandonare quella tendenza tipica dell’ingegnere del secolo scorso ad essere un: “ego sum”, io so tutto, so fare tutto. È importante il sapersi confrontare con i colleghi riconoscendo i propri limiti e le abilità dell’altro.

 

Il professinionista del futuro deve possedere una grande Pazienza, perché gli viene chiesta l’incessante tensione leonardesca alla conoscenza.

La Generosità è una dote importante per il nostro professionista, questo significa dedicarsi assiduamente e con passione alla propria missione, mettendosi nell’ottica di ogni utilizzatore e di ogni scenario possibile.

  

È fondamentale che nutra Rispetto per l’ambiente, per la società, per gli altri, essendo capace sia di saper vedere che di saper ascoltare.

Una qualità che non gli può far difetto deve poi essere la Flessibilità, alle esigenze degli interlocutori, degli utilizzatori e dell’ambiente.

 

Deve possedere anche la Memoria, cioè ricordare come era un tempo, non dimenticare mai lo studio e l’evoluzione che c’è stata nei vari campi dello scibile ingegneristico per arrivare al punto in cui siamo.

  

Deve essere, infine, capace di Gratitudine nei confronti della Natura che osserva e che gli suggerisce come costruire gli oggetti, i sistemi che funzionano e le nuove idee di sviluppo. Deve, inoltre, saper esprimere questa Gratitudine nei confronti di coloro che hanno dato luogo ad invenzioni innovative e hanno fatto progredire la tecnologia e la scienza.

È utile che si ponga al Servizio della gente, della società, dell’Umanità e deve fare tutto questo con Gioia che è lo stato naturale in cui deve mantenersi l’Uomo. Deve apprendere, pertanto, la lezione che ci fornisce la collaborazione spontanea che si attua nel mondo animale: aiutiamo i nostri simili lasciando da parte la competizione, l’invidia e l’ambizione, collaboriamo sempre per il benessere di tutti.

  

L’ingegnere oggi deve avere delle caratteristiche più femminili: un tempo questa professione era esclusivamente appannaggio degli uomini, le donne ingegneri non esistevano nemmeno.

Oggi la donna ingegnere può essere utile  guida per l’ingresso verso una Nuova Era dove l’apertura mentale e senza pregiudizi superi il fallimento di vecchi schemi sociali o religiosi e delle tendenze culturali costrittive per la libertà di scelta dell'individuo. 

Le persone creative, che siano essi uomini o donne, sono quelle più portate a seguire l’intuito, quella capacità animale che conduce sempre verso la giusta strada.

Se osserviamo, infatti, ancora il mondo animale possiamo notare che gli animali non conoscono i condizionamenti, le false convinzioni o le etichette; essi agiscono secondo il loro istinto senza farsi influenzare dall’ambiente esterno o dal giudizio altrui, non fanno una cosa perché “così si deve fare”, sono liberi da vincoli psicologici e da gabbie mentali. Essi sono in grado di seguire il loro istinto con libertà.

 In definitiva il ruolo dell’Ingegnere del Futuro è quello di contribuire a creare un uomo, una collettività, un ambiente, un mondo, un cosmo in naturale e libera espansione.

 

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It’s now a well-known fact that in the fourth digital revolution online networking is a fundamental instrument of growth.

In fact, in other fields such as information technology, medicine and science results beyond all expectations have been obtained thanks to networking.

What exactly is online networking? Simply the exchange of information aimed at creating a community of associates and keeping it active through regular communication for their mutual benefit. Networking is based on the question "How can I help?" and not "What can I get?"

This important tool will allow engineering to improve our efforts towards our main objectives: sustainability, technology development and the quality of work.

Why online? In the offline world it can take months to find and recruit the people we need. With online networking the locating speed grows exponentially, dropping to just a few minutes.

This tool increases our problem-solving capabilities, going beyond offline collaboration methods, to amplify our collective intelligence.

By increasing the scale of cooperation, online tools expand the range of available expertise, giving the opportunity to explore ideas in depth in a way impossible for a small group with limited expertise.

This open source collaboration is based on a data-driven intelligence that extrapolates with smart algorithms from online data those with greater interest and that is otherwise beyond human ability to comprehend. The data-driven intelligence is applicable to any data source, but it reaches its fullest potential when applied to as many data as possible, enabling us to take all the intelligence of the world and make meaning from it. Its structure allows, then, to scale the contributions of the participants, filtering and giving attention to the most valuable and stimulating.

Italy has already started this change of direction, thanks to the CollEngWorld community, a space that hosts more than 500 engineering professionals from over 30 countries worldwide, who every day provide their expertise. I am convinced that this is the way to give new life and momentum to the industry, by providing faster, better and cheaper engineering services

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La quarta rivoluzione industriale nasce dalla ricerca di spazio applicativo delle innovazioni digitali all'interno di processi operative delle aziende industriali. L’espressione è stata usata per la prima volta nel 2011 alla fiera di Hannover ed è stata legittimata definitivamente dal report pubblicato nel 2013 dal gruppo di lavoro da Stegfried Dais, Robert Bosch e Henning Kagerman, sempre ad Hannover. A differenza delle precedenti rivoluzioni industriali, non è possibile a oggi definire una data di inizio precisa, per cui è verosimile pensare che ancora si sia in una fase di partenza nel processo di innovazione della filiera industriale.

Come agisce questo benevolo stravolgimento sul mondo del lavoro?
Secondo la ricerca presentata al World Economic Forum dal titolo “The future of the jobs”, nei prossimi anni, diversi fattori tecnologici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro. Ne sono la prova il Cloud computing e la flessibilizzazione del lavoro che da tempo hanno cambiato il volto della gestione aziendale e continueranno a farlo nel breve periodo.
L’effetto sarà la creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro ma la contemporanea sparizione di 7 milioni, con un saldo negativo evidente di 5 milioni di posti, prevalentemente nelle aree amministrative e produttive. L’Italia pareggia il bilancio in questa statistica, con 200000 impieghi creati e altrettanti cancellati, ben al di sotto di Francia e Germania.
La stessa ricerca evidenzia, però, che ci saranno delle aree lavorative che compenseranno questa tendenza: l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneriaQuesto è, ovviamente, il punto sul quale desideriamo porre l’accento: la necessità di attuare iniziative sistematiche veramente utili per lo sviluppo di tecniche di produzione come lo smart manifacturing e fornire ai lavoratori le competenze digitali per espletare le mansioni del futuro.
L’architettura e l’ingegneria si trovano oggi a fronteggiare un futuro sempre più presente con la gravosa aspettativa di essere un pilastro di sostegno per il mondo del lavoro. È necessario, però, non vedere questo “futuro” come un traguardo distante che interesserà chi verrà dopo di noi, ma come un presente imminente, un cambiamento costante e repentino che già balena nelle nostre vite oggi stesso.

Il progettista ha, quindi, il compito già nell'immediato di dare una scossa alla condizione attuale, preparando sé stesso e il mondo di cui fa parte all’upgrade che il mondo della progettazione richiede necessariamente. Gli studi già citati hanno dimostrato che le soft-skill più richieste, unitamente al sempre presente problem solving, saranno il pensiero critico e la creatività.
In quest’ottica si rende indispensabile una riflessione su quale sia il ruolo del progettista e il proprio atteggiamento nei confronti del livello qualitativo atteso dal proprio lavoro. In epoca contemporanea, il professionista deve necessariamente avviare un radicale cambio di mentalità finalizzato ad affinare la capacità critica nei confronti del proprio lavoro. Per essere competitivi in un’epoca dove il network è uno degli strumenti centrali e con più potenzialità è necessario adottare una forma mentis propensa al confronto costruttivo e alla collaborazione, finalizzata al raggiungimento del miglior risultato possibile grazie al contributo dell’intelligenza collettiva. Questo rappresenta un dovere etico e morale, nell'ottica di mettere in primo piano la qualità del l’opera in sé piuttosto che un lavoro prettamente autoreferenziale, tenendo presente le osservazioni degli utenti finali e di diversi professionisti.

La concezione che “il mio lavoro non termina con il mio lavoro” dovrebbe rappresentare il nuovo standard di approccio alla progettazione.
Il miglior prodotto ottenuto dal mio team di progetto, per quanto valido, sarà sempre limitato e rappresenterà solo il punto di partenza di un percorso che attraverso il networking e la collaborazione porterà il mio progetto ad essere corretto, rivisto e perfezionato fino a raggiungere un risultato il più vicino possibile alla perfezione.

Partendo da queste premesse e focalizzandoci su quello che è il ruolo del progettista nello scenario descritto, il nostro obiettivo è quello di trovare, riunire e fornire uno strumento di condivisione e confronto destinato a tutti quegli specialisti del mondo delle professioni tecniche che si riconoscono in questo tipo di mentalità creativa e cooperativa.

Questa è CollEngWorld, VOI siete CollEngWorld.

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CollEngWorld is proud to announce the publication of the exclusive interview with one of the most smart and productive minds of engineering in the 3D printing of building sector, James Gardiner! You can find it on the news in our group "3D Printing Innovators", in which you'll be able to comment it and discuss about the theme with James himself.

Click here to read the full interview

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La classifica Censis per l’area di Architettura (I livello) 2016 conferma il dominio dell’Università di Sassari, per l’ennesima volta leader per quanto riguarda i corsi di laurea triennale delle classi di Disegno Industriale (L-4); Scienze dell’Architettura (L-17); Scienze della Pianificazione Territoriale, Urbanistica, Paesaggistica e Ambientale (L-21); Scienze e Tecniche dell’Edilizia (L-23). Per l’ateneo sardo si tratta di un abitudine, poiché da diversi anni riesce a sbaragliare la concorrenza, migliorando tra l’altro di volta in volta la propria media, che quest’anno si è assestata a 108 punti (+1 rispetto al 2015).

Come è ormai tradizione, la seconda in graduatoria è sensibilmente staccata da Sassari. Con una media di 99,5 punti (-8,5 rispetto all’università sarda) la piazza d’onore spetta allo IUAV di Venezia, che si riprende il posto soffiatole nel 2015 dal Politecnico di Torino, che stavolta – con 98,5 – si ritrova sul terzo gradino del podio in coabitazione con il Politecnico di Milano.

Sale di una posizione, attestandosi al quarto posto Roma Tre (90,5), dietro di lei nella classifica Censis per l’area di Architettura (I livello) 2015 c’è Camerino (88,5), tallonata dal duo Seconda Università di Napoli-Università Politecnica delle Marche (88). Un gradino più in basso si è piazzata Udine (85,5), mentre le altre posizione della top ten della graduatoria sono occupate, nell’ordine, da Firenze (83,5), Genova (82) e “La Sapienza” di Roma (81,5).

Nella seconda metà della classifica Censis per l’area di Architettura (I livello) 2016 si sono classificateBologna (81), Cagliari (79,5), Parma (78,5), Padova (75,5) e Palermo (74). Infine, le posizioni di coda della graduatoria quest’anno sono state appannaggio dell’Università di Chieti e Pescara, che grazie ai 73,5 punti ottenuti (+1 rispetto al 2015) è risalita di due posti rispetto a dodici mesi fa lasciando l’ultimo in favore del terzultimo, di Roma “Tor Vergata” (71), che ha perso 5 punti e 2 posizioni finendo penultima, e della coppia formata dalla “Federico II” di Napoli e dal Politecnico di Bari, all’ultimo posto con 70 punti. Per l’ateneo pugliese – che l’anno scorso era riuscito finalmente a scrollarsi di dosso il titolo di maglia nera della categoria – la classifica Censis per l’area di Architettura (I livello) 2016 segna un ritorno al passato poco incoraggiante.

fonte: universita.it

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Hainan Airlines Group has announced an international competition between 10 top architecture firms to design the master plan and central buildings of the South Sea Pearl Eco-Island, an island located in Haikou Bay, on the island of HainanChina. Featuring teams from China, Europe and the United States, the competition calls for the creation of an 250 hectare eco-tourism hub, which will contain housing, hotels, tourist attractions and a port with capacity for two large cruise ships.

Competition organizers China Building Center selected Vicente Guallart, former chief architect of Barcelona and director of Guallart Architects, to develop the strategic vision for the island, aiming to “achieve a new urban development based on ecological principles, the best available technologies and an excellent design, creating in this way a landmark for the new urbanism in China.”

Following a detailed selection process, submissions will be presented by the following 10 firms:

A winner will be selected in the last week of August by a jury comprised of leading architectural figures including Aaron Betsky (USA), Benedetta Tagliabue (IT), Donald Bates (Australia), Sergey Kuznetsov (Moscow Chief Architect), Peter Poulet (New South Wales State Architect, AU)), Horacio Werner (Cisco) y Margarita Jover.

Construction on the island is expected to begin in 2017, with a tentative completion date of 2027. Additional studies are currently underway to determine the design potential of other islands in the Haikou Bay. Hainan, an island in the South China with a population of 9 million people, was declared as an independent province in 1988 to become a tourism-oriented state and has seen many tourist-driven developments since.

source: Arch Daily

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Sustainable Futures Building for Australia

Lyons and m3architecture Selected to Design Sustainable Futures Building at the University of Queensland.

Firms Lyons and m3architecture have been selected to design the Sustainable Futures Building at the St Lucia campus of the University of Queensland.

The new building will house the School of Chemical Engineering, and is intended to amplify the University’s profile as a hub of chemical engineering leadership in Australia, the Asia-Pacific region, and a global stage.

"The design concept creates a physical environment and identity that reinforces the School’s distinctive strengths—outwardly open and transparent, and inwardly intense and focused said the main architect at a press release".

Sustainability efforts for the project mimic this concept, as the building features a highly energy-efficient glass skin façade, while energy-intensive research areas are offset by renewable energy photovoltaics on the roof.

The design of the exterior of the building is inspired by “the confluence between chemical engineering and the campus itself,” and thus is an evolution from sandstone to glass, representing the technological advances of chemical engineering.

The project additionally features open connecting stairs, shared collaborative spaces, and “blurred overlapping boundaries between learning, research, and industry.”

News via Arch Daily

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Il primo ecovillaggio del mondo

Alla periferia di Amsterdam sarà possibile incontrare il primo villaggio autosufficiente al 100%: produrrà il proprio cibo, genererà la propria energia e riciclerà i propri rifiuti. Così la città olandese trasformerà un vecchio borgo in un villaggio sostenibile che si chiamerà ReGen e che occuperà 15.500 m2. Volete vivere in questo paese, dove ci saranno Passivhaus e che sarà ultimato nel 2017?

Questo sobborgo trasformato in villaggio ecologico avrà una superficie totale di 15.500 m2, distribuiti tra case costruite secondo lo standard Passivhaus, un centro agricolo, un centro per la gestione dei rifiuti, impianti di energia pulita, zone per l’intrattenimento e vie di trasporto.

Gli appartamenti avranno una parte verandata dove realizzare un orto o dove avere un giardino. E nelle aree centrali ci saranno le zone comuni, le serre e e le fattorie verticali, in grado di generare più cibo rispetto a quelle tradizionali grazie a metodi innovativi.

Il villaggio produrrà la propria energia elettrica grazie a una combinazione dienergie pulite, come l’energia geotermica, solare, eolica e la biomassa. Una rete intelligente distribuirà l’energia in modo efficiente, utilizzando le auto elettriche come sistema di accumulo di energia per i picchi di domanda.

Inoltre, ci sarà un sistema di stoccaggio di acqua che raccoglierà l’acqua piovana e le acque grigie per irrigare giardini stagionali. L’inaugurazione di questo villaggio è prevista per il 2017.

fonte: idealista/news

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Si è tenuta dall’11 al 13 luglio la missione imprenditoriale a Cuba organizzata da Confindustria, ABI e Agenzia ICE in collaborazione con i Ministeri degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo Economico. Il nostro CEO, l’Ing. Maurizio Boi ha partecipato per conto dell’OICE in qualità di vicepresidente.

Hanno preso parte alla missione oltre 62 aziende, 10 associazioni e 3 istituzioni, per oltre 130 rappresentanti di aziende, associazioni industriali ed enti attive nel campo del supporto all'internazionalizzazione. I settori sui quali si è incentrata l’iniziativa sono stati quelli per cui si prevede un contributo maggiore alla crescita di Cuba nei prossimi: Agricoltura, Meccanica Agricola e Trasformazione alimentare, Ambiente ed Energie Rinnovabili, Trasporti, e delle Costruzioni (incluso il Restauro).

La delegazione è stata guidata dal Sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto, dal Sottosegretario agli Affari Esteri Mario Giro e dal loro staff.

Il viaggio del sottosegretario a Cuba si inserisce nella Terza sessione di dialogo politico tra ministeri degli Esteri italiano e cubano, e nella Quinta Missione di Sistema delle aziende. Oltre agli incontri con l’imprenditoria locale, cruciale per le opportunità future degli associati OICE la firma di Accordo bilaterale sull'annullamento del debito, per dare ossigeno all'economia locale, patto che renderà disponibili 460 milioni di euro da reimpiegare per lo sviluppo delle collaborazioni tra le due nazioni da spendere nelle iniziative sopracitate.

La missione è stata, inoltre, l’occasione per il volo inaugurale del nuovo Aereo presidenziale adibito ai viaggi di Stato a lungo raggio, spostamenti ufficiali del premier e di altre autorità istituzionali.

Il programma dei lavori ha avuto inizio all’Hotel Nacional de L’Avana l’11 luglio alla presenza del Presidente della Camera di Commercio, Orlando Hernández Guillén, e del Ministro del Commercio Estero e degli Investimenti Stranieri, Rodrigo Malmierca.

Nei giorni successivi si sono tenuti diversi approfondimenti divisi per tavoli tematici riguardanti:

  • Agro-industria;
  • Edilizia, infrastrutture e trasporti;
  • Energia;
  • Industria;

curati dai rappresentanti dei Ministeri economici e realtà dei business isolani, durante i quali sono stati presentati nel dettaglio i programmi di investimento nel settore delle costruzioni, dei trasporti, del turismo, dell’agricoltura e dell’industria alimentare.

Nella giornata conclusiva, si sono tenuti i 4 tavoli dedicati al workshop di Design e restauro, al progetto Model Farm, alle opportunità di investimento nella Zona Economica Speciale di Mariel e alle imprese del settore trasporti/infrastrutture. A quest’ultimo tavolo, presieduto dal Vice Ministro dei trasporti Eduardo Rodriguez Davila, ha preso parte anche l’Ing. Maurizio Boi.

I partecipanti alla missione hanno avuto l’onore, inoltre, di prendere parte al ricevimento presso la Residenza dell’Ambasciatore alla presenza delle autorità cubane e dei rappresentanti delle imprese italiane attive a Cuba.

L’ing. Boi ha raccolto, durante gli incontri bilaterali, informazioni preliminari sullo stato del paese dal punto di vista delle possibilità lavorative e dell’iter procedurale per partecipare alle gare d’appalto. I professionisti intervistati ci hanno descritto la condizione di Cuba e dimostrato l’interesse della popolazione dell’isola nei confronti di collaborazioni nel campo dell’ingegneria con l’Italia.

La prossima occasione di incontro sarà a settembre, in occasione della Missione Cubana a Roma, nuova possibilità per stringere ancora nuovi legami the le aziende delle due nazioni e forgiarne di nuovi.

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STEM: l'acronimo che salverà il futuro

Si chiamano STEM, acronimo inglese di Science, Technology, Engineering e Mathematics e sono le 4 discipline che potrebbero salvare il mondo del lavoro dalla carenza di professionisti specializzati. Ne sono convinti gli esperti Hays, società leader attiva da 10 anni in Italia nel recruitment di profili di top e middle management che, nell’ultimo numero dell’Hays Journal,evidenziano la necessità di promuovere lo studio di queste materie. Fin dai primissimi anni di scuola.

Negli ultimi anni, la rapidità dell’evoluzione tecnologica ha determinato un’impennata nella richiesta di professionisti specializzati in ambito STEM. “Il progresso digitale – spiega Carlos Soave, Managing Director di Hays Italia – ha portato ad una crescita esponenziale delle opportunità lavorative che richiedono competenze sempre più specialistiche che la forza lavoro globale non è in grado di soddisfare. Da qui la necessità per imprese, governi e scuole di collaborare al fine di individuare soluzioni efficaci per colmare questo gap, garantendo una crescita economica costante”.

Secondo Hays, è fondamentale incoraggiare lo studio di queste discipline fin dalla tenera età. Se le materie STEM venissero presentate in maniera coinvolgente ai bambini, già sui banchi di scuola, si potrebbe generare in loro interesse e curiosità, favorendo terreno fertile per la scelta in futuro di determinati percorsi professionali. Cercare di coinvolgere i ragazzi negli anni della scuola superiore potrebbe essere già troppo tardi perché, a quell’età, si sono già fatti un’opinione di massima sul loro futuro e sulle materie che non vorrebbero più studiare. La soluzione ideale sarebbe quella di avvicinare i bambini alle discipline e alle carriere STEM fin dai primi anni di formazione, sfruttando poi la scuola secondaria per rafforzare gli schemi di apprendimento in vista degli anni universitari.

Non si devono educare solo i bambini sulle professioni che potrebbero essere intraprese in seguito allo studio delle materie STEM, ma anche i genitoriIngegneristica, per esempio, è un termine decisamente troppo ampio: genitori, insegnanti e soprattutto studenti, dovrebbero avere ben chiaro quali sono le sfaccettature di questa disciplina e quali le opportunità lavorative ad essa collegate – aggiunge Soave – Si tratta davvero di uno sforzo comune da parte di tutti: i docenti per ispirare ed educare, le aziende per coinvolgere le scuole e le istituzioni per inserire e promuovere le materie STEM nei programmi scolastici”. 

Fonte: BitMAt

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Un gruppo di modellatori e animatori 3D del Politecnico di Torino si è posto una domanda simile, ricostruendo meticolosamente la sigla di Game of Thrones con alcuni dei regni storici del bel paese. Chiara Sapio, modellatrice e animatrice 3D responsabile del progetto, mi ha spiegato per mail che ci sono voluti quattro mesi per ultimare l’animazione, e che la scelta delle città si è basata soprattutto su un parallelo estetico con i regni della serie, e sulla volontà di costruire una panoramica fedele quanto basta dell’Italia prima dell’Unità.

“Abbiamo semplicemente cercato di rimanere fedeli all'idea di una Paese suddiviso in regni, proprio come accade nelle storie di Martin” mi racconta Sapio. “Per ciascuno dei regni, ducati, granducati in cui l'Italia era frammentata prima dell'Unità, abbiamo scelto una città o due che lo rappresentassero, in modo da ricoprire in maniere quanto più uniforme possibile l'intera superficie del nostro paese.”

Sapio ci tiene a sottolineare che non c’è retorica nelle scelte del gruppo—nessuna intenzione di alludere a faide tra città particolari, né vanti personali. Nessuno di loro è originario delle città ricostruite nell’animazione. “L'idea di base era proprio quella di mantenere un parallelo con la sigla iniziale,” scrive, “e la nostra scelta si è basata principalmente su un fattore estetico.” Castelnuovo di Napoli ricorda effettivamente le mura e le torri massicce di Winterfell, mentre Torino, custodita dalle Alpi, è animata come Castle Black, da cui Sapio racconta di aver “preso spunto per l’animazione dell’ascensore della Mole.” Infine, mi spiega, “Firenze, in particolare Ponte Vecchio, mi ha fatto pensare a Braavos e ci piaceva l'idea della moneta d'oro che corresse lungo il corridoio Vasariano, mentre Roma non poteva che essere King’s Landing, la capitale.”

Per la ricostruzione delle città Sapio si è basata su mappe antiche trovate in rete, e il gruppo ha scelto un paio di monumenti distintivi da animare come piccole matriosche meccaniche. Sul sito del progetto è possibile approfondire i riferimenti per ogni città.

Articolo completo su: Motherboard

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Formazione sul BIM nelle scuole superiori

Forma Mentis, l'azienda con sede a Milano che offre servizi di formazione di alto livello per aziende, pubblica amministrazione, professionisti e privati, compie 20 anni di attività e ha deciso di promuovere un’interessante iniziativa chiamata "InnovACTION Award", programma di formazione gratuito per studenti ed insegnanti delle scuole superiori, e il concorso "Progetta la tua scuola ideale con il BIM", concluso il 27 maggio scorso con l’evento di premiazione che si è tenuto presso la sede di Unione Confcommercio a Milano, alla presenza di oltre 400 persone. (Leggi l'elenco dei vincitori)

"Progetta la tua scuola ideale con il BIM" ha coinvolto 12 Istituti di istruzione superiore della Lombardia con indirizzo C.A.T. – Costruzione, Ambiente e Territorio (ex Geometri) – in particolare 24 studenti del 5° anno, che dopo aver seguito gratuitamente un corso certificato Autodesk su Revit Architecture 2016 (software BIM leader di mercato per la progettazione architettonica e costruzione) hanno partecipato al concorso che aveva come obiettivo quello di proporre idee progettuali per la realizzazione di ambienti didattici innovativi. Gli studenti hanno dovuto considerare con particolare attenzione gli aspetti di innovazione e sostenibilità (ambientale, energetica, economica e sociale). L’iniziativa e l’evento hanno avuto il patrocinio di Assintel e Confcommercio Lombardia, il sostegno di realtà imprenditoriali come Autodesk, Cityguru, De Agostini Scuola, Hewlett Packard Enterprise, Ristopiù Lombardia e di Valentina Aprea, Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia.

La giuria composta da esperti di BIM, architettura, edilizia scolastica e settore energetico ha valutato i 12 progetti in gara secondo una matrice di valori basati sul modello BIM di Revit, sulla sostenibilità e sulle funzioni dell’edificio.

fonte:Landcity

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l’Institut Ramon Llull ha evidenziato sette interventi architettonici sulle opere pubbliche con obiettivo i Cantieri Navali, il Castello, e Venezia, presentandoli alla 15a Biennale di Architettura di Venezia. con l'ausilio di installazioni audiovisive. Il progetto, curato dagli architetti Jaume Prat e Jelena Prokopljevic e dal regista Isaki Lacuesta e chiamato “Aftermath Catalonia in Venice. Architecture beyond architects”,si concentra sulla lived-in architecture, l’architettura vissuta, basata sul fatto che, a lavoro terminato, gli utenti sono i veri fruitori dell'opera, giorno per giorno e negli anni a venire.

Particolarità cruciale dei progetti è che sono stati ideati nel corso degli ultimi dieci anni da soli architetti catalani.

Le opere sono tutte caratterizzate da una centralità dell'ambito pubblico e integrando gli spazi naturali e urbani, estendendo la funzionalità architettonica alla realizzazione del bene comune.
fonte: Archiportale

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Here you can download the presentation about Exponential Organizations held at the 2016 EFCA annual conference "Maximizing the potential benefits of European strategic investments - Emerging business opportunities in Bulgaria and the Balkan region" by TE.x CEO Maurizio Boi.

Da questo link è possibile scaricare la presentazione a proposito delle Exponential Organization tenuta alla 2016 EFCA annual conference "Maximizing the potential benefits of European strategic investments - Emerging business opportunities in Bulgaria and the Balkan region" dal CEO di TE.x, Maurizio Boi.

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James Dyson, celebre designer industriale inglese, ha inaugurato una delle strutture ingegneristiche più avanzate del mondo, il Dyson Centre for Engineering Design (presso l’Università di Cambridge), offrendo agli studenti e al personale accademico dell’istituto lo spazio e i mezzi per creare prototipi, inventare e collaborare a ricerche d’avanguardia.

Il progetto è stato finanziato con una donazione da £8 milioni della James Dyson Foundation – la più ingente somma mai devoluta alla Facoltà di Ingegneria di Cambridge, che si classifica a pieno merito tra i dipartimenti migliori del mondo.

Il Dyson Centre for Engineering Design sarà il punto focale per l’insegnamento del processo di progettazione agli studenti di Cambridge, che potranno contare su macchinari di stampa, scanner, laser e router professionali. I locali di questo centro possono ospitare fino a 1.200 brillanti ingegneri, che potranno eseguire le loro attività di progettazione. Il concetto di “design aperto” incoraggia lo scambio di idee e alimenta lo sviluppo di un ambiente collaborativo. Fra i progetti ideati dagli studenti in questo centro si annoverano: auto da corsa alimentate ad energia solareveicoli progettati per il funzionamento sul ghiaccio articodroni quadri-rotore e sistemi di volo spaziale con palloni ad elio.

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Concepito come un nuovo edificio di quattro piani a se stante, il James Dyson Building for Engineering ospita ricercatori post-laureati e supporta studi d’eccellenza a livello mondiale in ambiti come materiali avanzati, infrastrutture intelligenti, veicoli elettrici e sistemi di combustione interna efficienti. Un ponte collega facilmente l’edificio ai laboratori di collaudo, dove si trovano macchinari per la dinamica dei fluidi, attrezzature per l’aerodinamica e zone di analisi dell'aeroacustica senza eguali nel mondo.

L’edificio stesso è intelligente, proprio come le menti che ci lavorano: sensori a fibre ottiche nei pilasti delle fondamenta trasmettono in tempo reale i più svariati dati, dalla temperatura alla tensione, fornendo una panoramica del “comportamento” della struttura. Il risultato è una costruzione che si avvicina di più all’idea di “creatura vivente” che non a quella di un blocco di cemento passivo.

Le ricerche condotte in questo hub si baseranno su una preziosa tradizione di invenzioni: tra gli studenti di Cambridge si annoverano, infatti, il pioniere della combustione interna, Harry Ricardo, e l’inventore del motore dei Jet, Frank Whittle.

fonte e articolo completo: DailyGreen 

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Sofia will be the wonderful setting for the 2016 EFCA annual conference "Maximizing the potential benefits of European strategic investments - Emerging business opportunities in Bulgaria and the Balkan region" from the 2nd to the 4th of June

In 2014, the EU promised mobilisation of € 315 billion for infrastructure, innovation, energy, and business growth. By March 2016, € 76 billion had been invested. Whether you are a local company or one which can cross borders and forge partnerships, this will be an incredible opportunity for new business projects in a fast developing region.

We have plan for ambitious investment projects here in Bulgaria, as do our neighbouring states. As newer EU member states,we welcome expertise and insights from elsewhere in the EU to develop them in line with the requirements of the EU Structural and Investment Funds.
Miroslav Yordanov, BACEA President 

This year conference is interspersed with numerous opportunities for networking amongst our young professionals, our CEOs and with our public partners from national and EU organisations. It is now left to us to make it a launch pad for project development and to seek access points to the EU investment Plan.
Flemming Bligaard Pedersen, EFCA President

TE.x will be participating too

CEO Maurizio Boi will present the European Young Professionals Award proclamation and a talk about Exponential organizations on Friday the 3rd of June

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